“Vivendo nell’era dell’informatica, sappiamo quanto sia importante conoscere le password per poter entrare nei programmi dove si trovano le informazioni più personali e preziose. Anche la vita spirituale ha le sue password: ci sono parole che toccano il cuore perché rimandano a ciò per cui siamo più sensibili”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata alla conoscenza di sé stessi. “Il tentatore, cioè il diavolo, conosce bene queste parole-chiave, ed è importante che le conosciamo anche noi, per non trovarci là dove non vorremmo”, il monito di Francesco: “La tentazione non suggerisce necessariamente cose cattive, ma spesso cose disordinate, presentate con una importanza eccessiva. In questo modo ci ipnotizza con l’attrattività che queste cose suscitano in noi, cose belle ma illusorie, che non possono mantenere quanto promettono, lasciandoci alla fine con un senso di vuoto e di tristezza”. “Il senso di vuoto, questo è un segnale che siamo andati su una strada che non era giusta, che ci ha disorientato”, ha aggiunto a braccio: “Possono essere il titolo di studio, la carriera, le relazioni, tutte cose in sé lodevoli, ma verso le quali, se non siamo liberi, rischiamo di nutrire aspettative irreali, come ad esempio la conferma del nostro valore”.