Il Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale boliviana (Ceb), attraverso una dichiarazione, si è pronunciato martedì 27 settembre sull’elezione del “difensore civico” (defensor del pueblo) e ha sottolineato che essa dovrebbe avvenire con il sostegno di tutte le forze politiche e sociali del Paese. “Se così non è, questo incarico parte viziato fin dall’inizio, hanno affermato, aggiungendo che “la nostra democrazia è fragile e dobbiamo cercare di rafforzarla, poiché siamo ben lontani dal consolidare una democrazia con basi solide e profonde”.
L’appello è avvenuto praticamente in contemporanea con il giuramento di Pedro Francisco Callisaya Aro, avvocato di 56 anni. L’elezione del nuovo “defensor del pueblo” è avvenuta venerdì scorso, in una sessione segnata da polemiche e trenta assenze parlamentari dell’opposizione nell’Assemblea legislativa plurinazionale.
La dichiarazione dei vescovi è stata letta, a Cochabamba, nella casa “Cardenal Clemente Maurer”, da mons. Giovani Arana, vescovo di El Alto e segretario generale della Conferenza episcopale boliviana (Ceb), accompagnato da mons. Aurelio Pesoa, vescovo del vicariato apostolico del Beni e presidente della Ceb, e da padre Diego Plá, vicesegretario della Ceb. Secondo i vescovi, “è sentimento generale della popolazione che l’ufficio del Difensore civico, che è un’istituzione che deve garantire il rispetto dei diritti umani individuali e collettivi di tutti i boliviani, negli ultimi anni abbia perso legittimità e credibilità a causa di un discutibile livello di imparzialità”, per il suo silenzio di fronte ai grandi conflitti sociali, sulla violazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti e per gli attentati alla vita umana.
Si legge, ancora nella nota: “La persona designata dovrebbe avere una chiara prestazione e vocazione di servizio alla comunità, senza preferenze politiche in modo che non ci siano dubbi sulla sua legittimità a ricoprire l’incarico”.