“Ringrazio tutti voi per aver accettato il nostro invito e per essere venuti in Kazakistan. Ciò testimonia il nostro comune interesse a preservare la pace e rafforzare il dialogo tra le civiltà. Nell’epoca dei cambiamenti e dell’incertezza, l’incontro di oggi è di particolare importanza”. Con queste parole il presidente del Kazakhstan, Kassym-Jomart Tokayev, ha accolto questa mattina i partecipanti al VII Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali che si è aperto con un minuto di silenzio. Tra le oltre 100 delegazioni provenienti da 50 paesi del mondo, ci sono rappresentanti dell’islam, del cristianesimo e del giudaismo nonché buddisti, induisti, taoisti, zoroastriani, shintoisti. Spiccano i nomi di Papa Francesco, lo Sheikh Muhammad Ahmad At-Tayeb, Grand Imam di Al-Azhar, Rav David Lau e Rav Yitzhak Yosef , i rabbini capo ashkenazita e sefardita d’Israele. Partecipa anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Il presidente ha detto che è “simbolico” che “l’iniziativa di tenere questo forum interreligioso sia arrivata proprio dal Kazakistan”. “Per migliaia di anni – ha ricordato – la nostra antica terra è stata un ponte di collegamento tra l’Oriente e l’Occidente. Qui, nella Grande Steppa, batteva il cuore dei grandi popoli nomadi, cui parte del codice culturale era la tolleranza religiosa”. Nel corso della sua storia, il popolo del Kazakistan ha assorbito le tradizioni di diverse civiltà e religioni, lo spirito di tolleranza e apertura, il principio dell'”Unità nella Diversità”. Il presidente ha quindi invitato i leader religiosi a “essere attivi” nei processi di pacificazione. “Ciò è essenziale – ha detto – per porre fine ai conflitti militari e alle sofferenze delle persone nei ‘punti più caldi’ del mondo. I pastori spirituali sono i custodi della coscienza dell’umanità. Chi dunque meglio di voi può indicare oggi la via della fiducia reciproca, della bontà e della pace. Oggi più che mai, l’umanità ha bisogno di solidarietà. Per costruire un nuovo sistema di sicurezza internazionale, abbiamo tutti bisogno di un nuovo movimento per la pace globale. Credo che il ruolo dei leader spirituali in questa materia sia una priorità”.
Seduto al tavolo dei relatori c’è anche il Grande Imam di Al-Azhar, lo sceicco Ahmed al-Tayeb, che intervenendo alla sessione plenaria, usa parole forti per descrivere lo stato in cui l’umanità si trova oggi. “Il mondo non ha avuto il tempo di riprendersi dagli incubi della pandemia ed è stata subito travolta dai disastri: naturali, politici e presumibilmente economici, che l’uomo ha creato con le proprie mani e in virtù del suo eccessivo egoismo e della sua coscienza morta”. Per risolvere questi problemi – ha poi detto -, è importante “consolidare e mantenere la nostra unicità”. “La fratellanza religiosa – ha affermato al-Tayeb – è un prerequisito per la fratellanza internazionale globale. Non chiedo di fondere tutte le religioni in una sola: siamo convinti che questa idea sia distruttiva e rimuove le radici della religione. Chiedo un lavoro serio per rafforzare i valori di tutte le religioni”.
Tra i partecipanti non c’è il Patriarca Kirill di Mosca. Aveva disdetto la sua partecipazione un mese fa, inviando però a Nur Sultan una delegazione guidata dal suo braccio destro, il metropolita Antonij di Volokolamsk, neo-capo del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. E’ stato il metropolita a leggere un messaggio che il Patriarca ha rivolto all’assemblea dei leader religiosi. “Non c’è dubbio – scrive Kirill – che oggi l’umanità stia attraversando uno dei periodi più difficili della storia moderna. Alle sfide poste dalla pandemia di Coronavirus si aggiungono i problemi alimentari, energetici ed economici causati dai tentativi di costruire un mondo senza riferimento ai valori morali”. “Negli ultimi due decenni, questi tentativi hanno portato non solo alla perdita della nozione di giustizia nelle relazioni internazionali, ma hanno anche portato a aspri scontri, conflitti militari e alla diffusione del terrorismo e dell’estremismo in diverse parti del mondo”. Compito dei leader spirituali – ha quindi aggiunto il metropolita Antonij – è proprio quello di “superare le divisioni e di poter agire insieme oltre le barriere che dividono le nostre religioni tradizionali”, ha detto. “Non riguarda la nostra dottrina o dogma, riguarda il nostro ruolo nella società. Il nostro compito di leader religiosi è edificare le persone, dare loro speranza, confortarle e metterle alla prova con Dio e tra di loro”. Parlando con alcuni giornalisti, il metropolita ha raccontato di aver avuto in mattinata un colloquio di 15 minuti con papa Francesco, il quale ha trasmesso i suoi saluti al patriarca Kirill.
Questa mattina a Nur Sultan è risuonata anche la voce della Terra Santa. Lo ha fatto il rabbino capo sefardita di Israele Yitzhak Yosef. “Sono venuto qui da Gerusalemme, la Città Santa”, ha detto. “Una città molto importante per tutte le religioni”. “La pace è una benedizione. La pace è uno dei fondamenti della religione ebraica. La pace è uno dei fondamenti di tutta l’umanità. La pace è uno dei nomi di Dio”.