“La scuola è il luogo dove quotidianamente ci si allena a ‘diventare grandi’, è il grembo fecondo del vostro futuro”. Lo scrive il vescovo di Ragusa, mons. Giuseppe La Placa, nel suo messaggio per l’inizio dell’anno scolastico 2022-2023. “A scuola, cioè, non si va soltanto per imparare nozioni – cosa importantissima e fondamentale – ma anche fare esperienza della bellezza delle relazioni, per imparare a vivere in comunità, a pensare e a fare cultura”, osserva il presule.
Mons. La Placa sottolinea che “la scuola è un tempo e uno spazio che ci fa maturare e ci rende migliori, ci aiuta a guardare lontano, ad avere grandi ideali e a sviluppare il desiderio di compiere grandi cose”. Rivolgendosi agli studenti, il vescovo li incoraggia a essere “attenti agli insegnamenti che ricevete”. “Provate a trarre il massimo dalle nozioni che imparate, tirate fuori la vostra originalità e sviluppate la curiosità nella ricerca del vero e del bello, valori che vi aiutano a non ‘trascinare la vita’ ma a soddisfare il vostro irreprimibile desiderio di felicità e pienezza di senso”. Dalle parole del vescovo un incoraggiamento anche per gli insegnanti. “Continuate a essere educatori appassionati, capaci di suscitare nei vostri alunni il gusto di conoscere, di interrogarsi e di cercare risposte che conducano alla capacità di pensare con la propria testa, così da costruire fin dalle fondamenta, una sana società del futuro”. “Ogni insegnante è educatore non solo se offre conoscenze, pur necessarie, ma se sceglie di esserci nella crescita dell’altro, per sostenere lo sbocciare e il fiorire lento, delicato e prezioso della vita dell’alunno”. Infine, il pensiero per i genitori. “Siete chiamati a portare il peso e la responsabilità della scuola; essa, infatti, non appartiene solo a studenti e insegnanti. Voi genitori, quali primi educatori dei vostri figli, siete parte integrante e partecipativa della comunità scolastica; siate presenti nell’ascolto dei vostri figli e nel costante confronto con gli insegnanti, così da avviare percorsi di rete dove nessuno possa sentirsi estraneo”.