“Ci dicono che la nostra proposta è troppo ambiziosa non è realizzabile in Italia. La nostra risposta è: l’invecchiamento della popolazione e la criticità degli interventi pubblici è affrontabile senza una riforma?”. Lo ha detto Cristiano Gori, coordinatore scientifico del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, riassumendone i particolari durante un seminario in corso oggi pomeriggio a Roma, per iniziativa di Caritas italiana e Acli. Al Patto aderiscono 52 organizzazioni, che hanno elaborato le diverse proposte. “La legge delega va approvata dal parlamento entro il 2023 e i decreti attuativi nel 2024 – ha ricordato Gori –. In questo momento il governo uscente potrebbe approvare un testo di delega. Sappiamo che potrebbe approvarlo e poi farla discutere al prossimo parlamento oppure può passare tutto al prossimo parlamento. L’autunno sarà fondamentale per disegnare l’impianto della riforma”. Una riforma prevista dal Pnrr ma senza “finanziamenti agganciati, mentre ha bisogno di cinque o sei miliardi a regime”, ha fatto notare Gori. La proposta prevede l’introduzione di un Sistema nazionale assistenza anziani dedicato agli over 65 non autosufficienti che dia risposte unitarie alle famiglie e agli anziani, unendo i versanti sanitario e sociale oggi sganciati. “È necessario razionalizzare e semplificare per le famiglie ed evitare approcci ideologici”, ha ribadito, offrendo “un appropriato mix di prestazioni, facendo durare l’assistenza tutto il tempo necessario”. Prevista anche la riforma dell’invalidità di accompagnamento, che oggi è di 528 euro. “Questa cifra non è equa – ha precisato –. Chi sta peggio deve prendere di più. Ci può essere anche una scelta tra contributo economico o servizi alla persona individuali o organizzati”. Riguardo alla residenzialità servono “numeri e competenze degli operatori, strutture adeguate, integrazione con i territori”.