“Con ‘Ospedali aperti’ sono stati curati in 5 anni circa 80mila siriani vulnerabili di ogni appartenenza religiosa. Di questi oltre 56mila sono stati trattati nei tre ospedali cattolici di Damasco e Aleppo e i restanti nei dispensari di Latakia, Sweida, Dwela e Kashkoul”. A fare il punto, a cinque anni dal lancio (luglio 2017), del progetto “Ospedali aperti”, voluto dal nunzio apostolico in Siria, card. Mario Zenari, è stato oggi Marco Perini, Regional Manager di Avsi Mena, l’ong che gestisce sul campo l’iniziativa solidale. L’obiettivo principale del progetto, ha spiegato Perini, “è ricostruire coesione sociale e assicurare l’accesso gratuito alle cure mediche ai siriani poveri, attraverso il potenziamento di tre ospedali non profit, l’ospedale italiano e l’ospedale francese a Damasco, e l’ospedale St. Louis ad Aleppo, tutti gestiti da congregazioni religiose”. Il funzionamento è semplice: “l’ammalato si reca in ospedale; l’ufficio sociale certifica il suo stato di bisogno attraverso una fiche sociale; l’ammalato viene curato; il dossier passa dall’ufficio sociale all’amministrazione ospedaliera; viene fatturata la prestazione sulla base di un prontuario; il progetto rimborsa l’ospedale”. I dispensari, attivi dal 2020, “previa consultazione con medici specialisti, forniscono medicinali e servizi di diagnosi. Il progetto – ha detto Perini – finanzia i medicinali e ha acquistato attrezzature mediche e strumenti diagnostici. I servizi offerti dai dispensari sono essenziali per molti malati, tanti di loro cronici, che non hanno accesso ad altri servizi e nemmeno la capacità economica di acquistare medicinali”.
La stima fornita dal Regional Manager di Avsi parla di “140mila cure erogate a fine progetto, fissato al 2024”. Efficaci le cure fornite, secondo quanto è emerso da un sondaggio di Avsi, riportato da Perini: “l’82,1% (2.467) dei pazienti intervistati (3.005) ha dichiarato di essere completamente guarito dopo i trattamenti. Il 15,5% (466) ha dichiarato che lo stato di salute è migliorato. Solo il 2,4% (72) ha dichiarato che lo stato di salute non è migliorato”. L’importanza del progetto, ha rimarcato Perini, sta anche nelle condizioni in cui versa la popolazione siriana, come mostrano i dati di agenzie internazionali, come l’Oms: “Nel 2017 in Siria erano 13.5 milioni le persone con bisogno di aiuto umanitario, l’85% della popolazione siriana viveva in condizioni di povertà. Nel 2022 il numero di persone con bisogno di aiuto umanitario è salito a 14.6 milioni. Il 90% della popolazione è in condizioni di povertà. Oggi 1 persona su 10 soffre di problemi di salute mentale e 1 su 30 manifesta patologie gravi. Il numero di ospedali pubblici funzionanti non è variato significativamente nel corso degli anni per la mancata ricostruzione delle infrastrutture”.
Il progetto “Ospedali aperti” è sostenuto da Papa Francesco attraverso il dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, e gode dell’aiuto di numerosi benefattori come Calzedonia, Fondazione Terzo Pilastro, Fondazione Gemelli, Pro Vitae Gradu Charitable Trust, Fondazione Umano Progresso, Con il Cuore onlus, e di centinaia di piccoli donatori privati. Tra i donor figurano anche l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), il Governo ungherese, la Roaco, la Papal Foundation, Misereor e diverse Conferenze episcopali, tra le quali quella italiana (Cei), americana, canadese, austriaca, coreana e spagnola.