Editoria: “Donne Chiesa Mondo”, nel numero di settembre le storie delle “Paladine della terra”

Pubblicato il mensile “Donne Chiesa Mondo” de L’Osservatore Romano del mese di settembre dedicato alle “Paladine della terra”. Si tratta di donne impegnate nella custodia del Creato. “C’è un’alleanza di fatto fra le donne e la Chiesa per la difesa del pianeta. C’è un accordo profondo nella lotta contro il cambiamento climatico che minaccia la famiglia umana – si legge nell’editoriale -. C’è un ponte fra l’impegno per l’ambiente, che con il pontificato di Francesco è diventato centrale nell’azione della Chiesa, e quello delle tante donne che nei paesi più lontani e spesso più poveri lottano e cercano soluzioni concrete perché la casa comune non subisca danni irreparabili”.
In questo numero di Donne Chiesa Mondo sono raccontate le storie di coloro che da tempo, e alla periferia del mondo, tentano di proteggere l’ambiente, l’aria, le foreste, la fauna, la vita degli umani e di opporsi al degrado. Di arrestare i danni enormi che i paesi più ricchi, malgrado convegni, conferenze e dichiarazioni di buona volontà non riescono ad arginare.
C’è la storia di Vandana Shiva che, nel 1995, contro l’abuso del suolo ha fondato una banca di semi comunitari. Perché – questa la convinzione della fondatrice della fattoria Navdana – saranno le donne a salvare la terra, a impedire lo sfruttamento intensivo del suolo, a custodirne i semi. C’è la storia di suor Patricia Daly che nei consigli di amministrazione di grandi aziende usa un pacchetto di azioni affidatole da investitori di fede cattolica per dirigere le politiche aziendali verso la lotta al cambiamento climatico e alla protezione ambientale. E c’è quella dell’attivista kenyota Wanjira Maathai che, seguendo le orme della madre Wanjara Maathai, prima donna africana a ricevere il premio Nobel per la Pace per il suo impegno per lo sviluppo sostenibile, con il Green Belt Movement fa dovunque quello che è possibile fare, perché – sostiene – è dal proprio quotidiano che bisogna partire. Dall’Uganda arriva la storia di Vanessa Nakate, il volto africano del movimento Rise Up Climate, la studentessa che ha peregrinato con Greta Tumberg per i vertici internazionali per chiedere ai Grandi della terra di fermare la corsa verso l’autodistruzione.

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