(Da New York) Mancano poco più di due mesi alle elezioni americane di Midterm, il prossimo 8 novembre, quando gli statunitensi decideranno quale partito conquisterà la maggioranza dei 435 seggi della Camera e a chi andranno assegnati i 35 dei 100 seggi del Senato ancora in ballo; mentre 36 dei 50 stati decideranno i loro governatori. Negli Usa permane una forte incertezza su quale partito controllerà il Congresso nei prossimi due anni, mentre è certo che la tornata elettorale di novembre sarà un referendum sull’ex presidente Donald Trump e sul suo movimento Maga (Make America great again – Fare l’America nuovamente grande) che deciderà non solo gli equilibri all’interno del partito repubblicano ma anche la direzione della corsa alla Casa Bianca.
Il presidente americano Joe Biden, risalito nei sondaggi dopo una serie di successi legislativi bipartisan nella lotta alla violenza armata, nel supporto ai veterani esposti a “pozzi di combustione” tossici in Iraq e Afghanistan, nello stanziamento di miliardi per incentivare la produzione di semiconduttori e per passare alle rinnovabili in maniera decisa, si trova a fronteggiare un’inflazione ai massimi da quattro decenni e prezzi proibitivi della benzina che peseranno sulle decisioni di voto a novembre.
Secondo la tradizione elettorale statunitense, il partito del presidente perde quasi sempre la maggioranza al Congresso durante il voto di Midterm, ma stavolta i Democratici sperano di limitare i danni e tenere almeno una Camera. Le elezioni anticipate per alcuni seggi nello stato di New York, sembrano dargli ragione: hanno vinto in distretti che erano considerati già appaltati dai repubblicani.
Sulle urne peseranno in maniera sostanziale i temi dell’aborto e dell’istruzione.
Dopo il capovolgimento, ad opera della Corte Suprema, della sentenza Roe vs. Wade che garantiva l’interruzione della gravidanza a livello federale, i democratici hanno fatto della protezione dell’aborto un cavallo di battaglia che guadagna voti e supporto anche in stati conservatori, come il Kansas dove gli elettori hanno bocciato la proposta di modifica alla legge statale sulla gravidanza. I repubblicani non hanno preso una seria posizione a riguardo, con alcuni candidati che si sono dichiarati pro-life, ma contrari ad un divieto nazionale sull’aborto. In Florida invece tiene banco la posizione repubblicana sull’istruzione che va decisa dai genitori e non dai distretti scolastici, soprattutto in materia di gender, orientamento sessuale e fede. La battaglia iniziata dal governatore DeSantis e sposata da molti candidati conservatori negli stati del Midwest si è rivelata vincente, anche nelle primarie del partito.
Secondo il Wall Street Journal, quotidiano conservatore, le speranze di vittoria repubblicana sono destinate ad infrangersi davanti al fattore Trump, soprattutto dopo la perquisizione dell’Fbi nella tenuta dell’ex presidente, dove sono stati rinvenuti documenti classificati che avrebbero dovuto essere consegnati agli Archivi nazionali. Se il comportamento sciatto, disinvolto, poco collaborativo e persino irresponsabile di conservare atti estremamente riservati sta aizzando i democratici nella loro campagna, Trump non dovrebbe rischiare un’incriminazione penale per la “cattiva gestione dei documenti”; mentre al contrario rischia di essere trasformato dalla sua base in “un martire politico”. Dopo giorni di tensioni tra il dipartimento di Giustizia e un giudice federale sulla necessità di pubblicare la dichiarazione dell’Fbi sulla necessità della perquisizione; la versione resa pubblica manifesta solo una forte preoccupazione che i documenti finiscano in mani sbagliate, ma nessun crimine viene al momento imputato all’ex presidente, che è invece al centro dell’indagine della Commissione di inchiesta sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio scorso, quando Trump aizzò la sua base allo scontro, rifiutandosi di accettare il verdetto delle urne e lavorando, al contrario, per sovvertirlo. In queste elezioni, se si volesse usare il termine “unico” dovrebbe applicarsi all’ampia presenza di un ex presidente sconfitto, che continua a voler occupare la scena politica e sovvertire lo stesso partito che lo ha portato alla vittoria nelle elezioni del 2016.
Per Tania Christina Tetlow, prima donna laica a presiedere Fordham, l’università dei gesuiti a New York, ad essere in competizione nelle elezioni di Midterm sono due istinti tipici dei valori politici americani: l’individualismo e il comunitarismo. “Il primo guida la ricerca di opportunità e di libertà; il secondo definisce il bene comune e insegna le virtù civiche”, spiega la Tetlow sul magazine America. Se l’equilibrio di questi valori ha servito il Paese nel suo sviluppo, secondo la presidente di Fordham, “in questo momento l’individualismo incontrollato sta sbaragliando le nostre norme comunitarie e avvelenando il nostro discorso politico con un egoismo sfrenato. che rifiuta di vedere il prossimo come un’unica famiglia umana, degna di rispetto e dignità”, mentre agli Usa servirebbero proprio quei valori comuni che li aiuterebbero a respingere la violenza politica e l’odio che stanno minando non solo le elezioni di Midterm, ma i fondamenti democratici del Paese.