Proclamata patrona d’Europa da Giovanni Paolo II nel 1999, Edith Stein morì nel campo di concentramento di Auschwitz esattamente 80 anni fa, il 9 agosto 1942. “Oggi – afferma Cristiana Dobner in un editoriale pubblicato sul Sir – veglia su di noi in tempi cruciali”. “Quale il carisma, il sigillo che l’Altissimo volle riservarle? La realtà dei fatti, il suo percorso di vita, il lascito di pensatrice fenomenologa e teologa non lasciano dubbi: la verità”, sostiene Dobner. Ripercorrendo il percorso culturale e spirituale della santa, osserva: “Sempre la sete della verità martellava la riflessione filosofica e il vivere quotidiano ed Edith rispondeva con perseveranza nella ricerca. Quando conobbe la fenomenologia di Husserl, Edith incontrò il ‘regno della verità’ e si inoltrò in un percorso universitario senza tentennamenti”. “Sempre la verità tornava e ritornava a scuotere la giovane fenomenologa, ma le sembrava di vivere nell’oscurità, senza percepire una luce da cui la verità sarebbe germinata libera e indiscussa”. Fino all’incontro con Cristo. “Nell’estate del 1921 – scrive Stein- mi capitò tra le mani la Vita della nostra santa madre Teresa … e pose fine alla lunga ricerca della vera fede”. “L’irruzione segnò il varco dalla verità alla Verità. La ricercatrice della verità ora veniva illuminata da una luce inedita e nuova. Più tardi scriverà: ‘Dio è la verità. Chi cerca la verità cerca Dio, lo sappia o no'”, annota Dobner.
Ancora oggi, “non solo la sua testimonianza di verità si staglia sulla tragica menzogna di Auschwitz, ma l’inesausta indagine di ricercatrice e di adoratrice della Verità scuote metodi e pensatori odierni che indagano sulla coscienza”. Di qui la conclusione: “Si intravvede quindi come Edith Stein si possa riconoscere come Dottore della Chiesa con un titolo che esprima tutta se stessa: Doctor Veritatis”.