Nel nostro Paese “da gennaio a giugno di quest’anno sono state create circa 230.000 posizioni lavorative alle dipendenze al netto dei fattori stagionali, quasi 100.000 in più rispetto allo stesso periodo del 2019, prima della pandemia. Nei mesi primaverili la dinamica dell’occupazione dipendente ha mostrato tuttavia segnali di rallentamento: la differenza tra le assunzioni e le cessazioni si è ridotta, pur restando ampiamente positiva”. È quanto si legge nella nota “Il mercato del lavoro: dati e analisi” redatta congiuntamente da ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, da Banca d’Italia e dall’Agenzia nazionale per le Politiche attive del lavoro (Anpal). I dati, diffusi oggi, tengono conto delle Comunicazioni obbligatorie aggiornate al 30 giugno scorso e delle Dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro (Did) aggiornate al 31 maggio.
“Nel comparto industriale – viene spiegato – il numero di nuove posizioni lavorative è rimasto stabile, mentre nelle costruzioni si è confermata la forte frenata già riscontrata nel bimestre marzo-aprile. Anche nel commercio e nel turismo in maggio e giugno sono emersi segnali di indebolimento; in questi settori tuttavia, nei primi sei mesi dell’anno, sono stati creati oltre 90.000 posti di lavoro, circa 29.000 in più di quelli del 2019”.
Nella nota viene sottolineato che “il rallentamento della dinamica dell’occupazione in maggio e giugno ha riguardato entrambi i generi; il contributo della componente femminile nei primi sei mesi del 2022 è stato inferiore rispetto a entrambi i semestri dell’anno precedente”. Inoltre, “nell’ultimo bimestre la crescita si è attenuata soprattutto nelle regioni del Centro Nord, mentre nel Mezzogiorno è rimasta su livelli piuttosto bassi. Da gennaio le posizioni lavorative create, al netto delle cessazioni, nelle regioni meridionali e insulari sono state appena il 20 per cento di quelle complessivamente attivate”.
Dal conteggio delle Did presentate da chi non ha un’occupazione emerge che dall’inizio dell’anno si è registrato un calo del numero dei disoccupati così definiti di oltre 270.000 persone, un valore superiore a quello dello stesso periodo del 2021. Dal lato delle entrate nello stato di disoccupazione, è continuato ad aumentare il numero di nuove dichiarazioni di disponibilità al lavoro (oltre 100.000 in media ogni mese dall’inizio dell’anno, da 90.000 dell’anno precedente).