“L’emergenza sanitaria conseguente alla diffusione del Covid-19 ha determinato un vero e proprio ‘shock’ sul sistema ospedaliero” italiano. È quando si legge nel rapporto sull’“Impatto della pandemia sul sistema ospedaliero” relativo al 2020 realizzato da Istat e Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e diffuso oggi.
Dal report emerge che nel 2020 si sono registrati circa 6,5 milioni di ricoveri, il 22% in meno rispetto alla media del triennio precedente. “La diminuzione, attribuibile principalmente al differimento delle ospedalizzazioni non urgenti, ha riguardato – viene spiegato – sia il regime ordinario (-20,1%) che il day hospital (-29,4%), con decrementi più accentuati al Sud e nel Nord-ovest”. La riduzione dei ricoveri è stata più marcata in corrispondenza della prima ondata pandemica, con tassi di ospedalizzazione in regime ordinario diminuiti del 45% in aprile e del 39% in maggio rispetto alla media degli stessi mesi 2017-2019. Nel corso della seconda ondata pandemica l’impatto sul sistema ospedaliero è stato più contenuto, con riduzioni del 25% in novembre e del 26% in dicembre. Tra le diagnosi a più elevata ospedalizzazione in regime ordinario sono diminuiti del 29,5% i ricoveri per le malattie del sistema osteomuscolare e tessuto connettivo, del 27,2% quelli per le malattie dell’apparato digerente e del 25,2% per le malattie dell’apparato genito-urinario. I ricoveri per traumatismi (-17,3%), tumori (-14,5%), gravidanza e parto (-11,7%) hanno subito riduzioni più limitate. Le dimissioni ospedaliere in regime ordinario connesse al Covid-19 sono state 286.530, pari al 5,5% del totale, con un range che varia da 2,4% nelle Isole a 9,2% del Nord-ovest. “Tale variabilità territoriale – viene osservato – rispecchia in larga misura la diversa diffusione del virus, ma non sono da escludere problemi legati a una non sempre corretta registrazione dei casi nelle schede di dimissione ospedaliera”.