A trent’anni dalla strage di via D’Amelio, a Palermo, dove persero la vita il giudice Borsellino e gli agenti della sua scorta, l’arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Baturi, ha incontrato i familiari di Emanuela Loi, prima agente donna della Polizia di Stato a restare uccisa in servizio.
Della giovane, originaria di Sestu, nata nel 1967, rimane vivo il ricordo tra coloro che l’hanno conosciuta. Il fratello Marcello, intervistato dall’emittente diocesana Radio Kalaritana ha raccontato che “in tutti questi anni, la famiglia non ha mai smesso di rendere omaggio a Emanuela, in tanti modi, anche in giro per l’Italia – ha affermato – specie nei luoghi dove il suo sacrificio viene ricordato attraverso diverse iniziative e cerimonie di commemorazione”. La sorella Claudia, nel corso della medesima intervista, ha ribadito che “la memoria di Emanuela deve essere mantenuta perché racchiude dei significati profondi, e – ha aggiunto – per noi familiari è motivo di conforto sapere che lei venga ricordata”.
L’arcivescovo ha espresso parole di vicinanza alla famiglia per la tragica perdita di Emanuela, affermando che questi drammi sono come “un parto dolorosissimo che nel dramma porta con sé dei buoni frutti”. “La fede ci consola nella sofferenza – ha sottolineato – e solo grazie ad essa, questi sacrifici non sono vani, ma portatori di grandi cambiamenti per un bene superiore”.