Un uomo di Chiesa vicino ai problemi della gente che colpisce ancora per la sua fede granitica e il suo realismo pieno di misericordia. Così un teologo e un saggista – Ettore Malnati e Marco Roncalli – raccontano Papa Luciani nel volume “Albino Luciani – Giovanni Paolo I. Una biografia” (Morcelliana), che il 4 settembre sarà beatificato. Una figura, sottolineano gli autori, che non va ridotta al “Papa del sorriso” (come accadde inizialmente a Giovanni XXIII con l’etichetta del “Papa buono”), né va rinchiusa dentro rassicuranti categorie ricorrenti come “conservatore” o “progressista”. “Una vita che merita un approfondimento a partire dalle origini, diversamente da chi ha concentrato l’attenzione sul cosiddetto ‘giallo della morte’”. Scandagli d’archivio, documenti, interviste, testimonianze, restituiscono la personalità di Luciani, “le sue intenzioni, le sue preoccupazioni, i fatti di cui fu protagonista, le sue relazioni, i suoi incontri, la sua visione di Chiesa messaggera del Vangelo a tutti i popoli della terra, e della società, mai dimenticando il contesto storico – e non solo ecclesiale – che, via via, tappa dopo tappa, da seminarista e sacerdote, poi da vescovo nonché padre conciliare, infine da patriarca, cardinale e da Papa, Luciani ha attraversato lungo l’ultimo secolo”.
Da qui l’attenzione all’ambiente familiare e alla formazione in seminario dove resta come vicerettore e docente negli anni della seconda guerra mondiale; il periodo come vescovo di Vittorio Veneto “in anni di rilevanti trasformazioni nel mondo della politica, del lavoro, dei costumi, anche alle prese con episodi dolorosi; quello come patriarca nella laguna in tempi di violenze, ma pure ai vertici della Cei negli anni dove si discuteva di divorzio, dialogo a sinistra, dissenso, aborto, terrorismo, concordato, nuovi movimenti, sino a quel pontificato la cui importanza continua a rivelarsi inversamente proporzionale alla sua brevissima durata”.