“Volevamo esprimere la nostra gioia per il loro arrivo, ma anche ribadire che sarebbe sbagliato scambiare i corridoi umanitari come l’iniziativa di anime pie, particolarmente volenterose che vogliono fare del bene agli altri. Noi lo proponiamo come una politica ragionevole, all’altezza delle nostre Costituzioni, perché i Paesi dell’Europa possano fare fronte a quella che si configura come un’emergenza, ma è una tendenza del mondo globale nei prossimi decenni alla quale bisognerà far fronte. Si può far fronte con delle scelte e delle politiche che siano all’altezza dei valori che affermiamo nelle nostre Costituzioni”. Sono le parole di Daniele Garrone, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), che questa mattina ha partecipato alla conferenza stampa di benvenuto ai 95 profughi provenienti dai campi di detenzione della Libia, svoltasi nella Sala conferenze della Comunità di Sant’Egidio nel quartiere Trastevere di Roma. “L’aggressione russa all’Ucraina e la fuga di milioni di persone ha mostrato che l’Europa, se vuole, può accogliere anche milioni di persone”, ha aggiunto Garrone sottolineando l’importanza dei corridoi umanitari resi possibili da un protocollo firmato dai ministeri dell’Interno e degli Esteri, Unhcr, Comunità di Sant’Egidio, Fcei e Tavola Valdese. “Dovremmo cominciare a chiederci come mai, trattandosi di europei come noi scatta immediatamente come prima risposta, anche a livello di massa, quella dell’accoglienza, mentre invece è molto più difficile ragionare con la stessa passione, da un lato, e la serenità, dall’altro, sull’arrivo di persone di altri contesti, di altre culture a parità di esperienze traumatiche che hanno vissuto. Perché le bombe che cadono su Mariupol sono uguali alle bombe che cadono in Siria o nel cuore dell’Uganda. Sarebbe un compito della cultura e della politica cominciare a riflettere su questi temi”.