Il numero annuale di violazioni su bambini commesse da parti in conflitto è gradualmente aumentato dal 2005, superando le 20.000 l’anno per la prima volta nel 2014 e raggiungendo le 26.425 nel 2020. Tra il 2016 e il 2020, la media globale giornaliera di gravi violazioni verificate ha raggiunto il dato allarmante di 71. “Il numero elevato di violazioni osservate negli ultimi anni dimostra il drammatico impatto che i conflitti armati – e le sempre più complesse e protratte crisi di protezione – hanno sui bambini”. È quanto emerge da “25 anni di bambini e conflitti armati: intraprendere azioni per proteggere i bambini in guerra”, il nuovo rapporto lanciato oggi dall’Unicef.
Il rapporto rileva che molti bambini subiscono più di una violazione, incrementando la loro vulnerabilità. Per esempio, il rapimento è spesso collegato ad altre violazioni, in particolare al reclutamento e all’utilizzo dei bambini e alla violenza sessuale. I bambini – soprattutto le ragazze – che sono stati rapiti e/o associati a parti in conflitto sono esposti a elevati rischi di violenza sessuale, compresi lo stupro, lo sfruttamento sessuale e il matrimonio forzato.
Il report mette anche in luce che i bambini provenienti da contesti più poveri e i bambini con status o caratteristiche specifici – compresi i rifugiati, gli sfollati interni e i bambini indigeni, fra gli altri – continuano a essere maggiormente esposti a un maggiore rischio di gravi violazioni. I dati disaggregati per sesso, spiega l’Unicef, indicano che gli episodi verificati di gravi violazioni hanno principalmente colpito i ragazzi. Inoltre, tra il 2016 e il 2020, il 79% di tutte le vittime accertate fra i bambini – ovvero circa 41.900 bambini – si è verificato in sole cinque situazioni: Afghanistan (30%), Israele e Stato di Palestina (14%), Siria (13%), Yemen (13%) e Somalia (9%). L’Unicef rileva poi che “l’uso di armi esplosive, in particolare in aree popolate e con effetto ad ampio raggio, rappresenta una minaccia persistente per i bambini e le loro famiglie. Solo nel 2020, le armi esplosive e i residuati bellici esplosivi sono stati responsabili di almeno il 47% di tutte le vittime tra i bambini, con oltre 3.900 bambini uccisi e mutilati”.
“L’Unicef e i suoi partner non esiteranno nel lavoro di prevenire le gravi violazioni contro i bambini”, ha dichiarato il direttore generale, Catherine Russell, aggiungendo che “con un numero di bambini colpiti da conflitti, violenze e crisi oggi più alto che in qualsiasi altro momento dalla Seconda Guerra Mondiale, questo lavoro non è mai stato così urgente”.