Colombia: padre De Roux: “uniti nel dialogo per il bene comune”. La madre di Mario Paciolla, “speriamo nella fine di una violenza insopportabile”

Padre Francisco De Roux, presidente della Commissione della Verità in Colombia, ha espresso al Sir alcuni auspici per il dopo elezioni, in alcune dichiarazioni raccolte domenica scorsa a margine della messa celebrata a La Soledad, sede dei gesuiti a Bogotá, e quindi senza ancora sapere della vittoria della sinistra di Gustavo Petro: “Dio ci dà un chiaro segno che non si deve avere paura e che non dobbiamo continuare a combatterci. Dio muove la storia. Non si deve dire che, alla luce dei risultati, si scapperà all’estero. No. Dio chiede al popolo colombiano di unirsi per il bene comune del Paese, per creare un clima di nazione con un atteggiamento sereno di dialogo, come ci insegna papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. Dio ci chiama ad agire, a costruire un nuovo cammino verso la trasformazione del Paese. Facciamo dunque un nuovo patto, una nuova alleanza, partendo dal fatto che Dio offre il suo sangue da versare sulla Croce. Costruiamo tutti una nuova comunità di amore, di perdono reciproco, di autentici discepoli”. Superando “la tragedia della paura, dell’insicurezza, dell’assassinio di leader sociali ed ex combattenti”.
Commenta Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, che ha collaborato nella raccolta delle dichiarazioni di padre De Roux: “Un dato fondamentale, domenica scorsa, è stato il 58% di partecipazione, la più alta dalla nuova Costituzione del 1991. Essa ha dato significato al sacrificio di decine di migliaia di persone, maestre, sindacalisti, leader sociali, ex guerriglieri smobilitati, a partire dai 3mila militanti dell’Unión Patriótica, uccisi in un feroce conflitto di oltre 50 anni, durante i quali un’élite di detentori della ricchezza e proprietari terrieri ha imposto un capitalismo selvaggio, che ha provocato la peggiore diseguaglianza in America Latina, 21 milioni di poveri, 8 milioni di vittime della guerra. Ricordiamo anche il sacrificio di della persecuzione verso missionari e osservatori italiani. Penso al missionario della Consolata Giacinto Franzoi, accusato di favoreggiamento guerriglie, obbligato a lasciare il Paese e in particolare la sua Remolino, dove organizzava i contadini per produzioni alternative alla coca. Penso al cooperante Onu, Mario Paciolla, quasi certamente ucciso due anni fa”.
La stessa madre di Mario, Anna Motta ha dichiarato al Sir: “Ci uniamo al popolo colombiano affinché si creino i presupposti necessari ad una uguaglianza sociale, la fine di una violenza insopportabile e la morte di tante vittime innocenti, che hanno creduto nella possibilità di un accordo di pace duratura, la speranza che il loro sacrificio non sia stato vano”.

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