“Si nasce sempre in altri: la vita intrauterina è già carica della presenza di altri. Esserci, cioè la consapevolezza di sé nel tempo verrà certamente dopo. Ma l’inizio dell’esserci è indisponibile a sé. Riposa nel pensiero di altri”. Così don Pier Davide Guenzi, docente di Teologia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, nel suo intervento questa mattina a Roma, durante l’evento conclusivo del corso pilota “Vita nascente. Pastorale della accoglienza e della cura”, promosso dall’Ufficio nazionale della Pastorale della Salute, dall’associazione “Difendere la vita con Maria” e l’Istituto superiore di scienze religiose di Novara. “Si pone in evidenza – continua – un’alleanza sancita nella carne di ogni vivente, fin dalla sua fase embrionale che sfugge all’occhio umano e dunque di una parola che impegna Dio e l’uomo che precede il vivere custodendone il suo senso e la sua dignità. Tale dignità non è altra o situata in un altro tempo dell’esistenza, ma si salda con lo stesso prendere forma iniziale della vita umana”. Secondo il docente, “accanto ai linguaggi della scienza e della psicologia, anche il pensiero religioso ha da raccontarci l’inizio del viaggio attraverso la vita prenatale”. “Così il credente – afferma -, se pure sente la necessità di formulare, per sé e per ogni uomo, una riflessione etica lucidamente argomentata, non può non riconoscere che essa si radica su un senso del venire alla luce che tutti ci accomuna. È a partire dalla memoria di essere nati che si apre la responsabilità etica per ogni nato, per ogni vita fragile che domanda di essere riconosciuta attraverso la molteplicità dei linguaggi e delle forme della conoscenza umana. Abbiamo bisogno di raccontare la vita, per poterne rispettare il senso”.