“In questi giorni state preparando l’esame di maturità, mentre tanti vostri amici già cominciano a gustare l’estate. Rivivo con voi l’ansia, la fatica e il significato di questo evento che segna una tappa decisiva e simbolica della vostra vita. Al di là degli esiti di voto – comunque importanti, perché frutto di sacrificio e impegno – c’è l’imponderabilità della dea bendata, la fortuna: azzeccare il giorno in cui si è in forma, poter esporre l’argomento che più si è approfondito, affrontare le variabili… Comunque, non ci si deve attaccare troppo all’esito scolastico in quanto tale”. Sono queste le parole che mons. Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro, scrive in una lettera rivolta ai maturandi ricordando un suo professore che descriveva la maturità come un mito, perché non è mai raggiunta totalmente. “La formazione o è permanente o non è formazione. Non si raggiunge la maturità riempiendo il cervello, l’anima e il cuore di nozioni. Il sapere non si misura dalla quantità di conoscenze. Maturo è chi sa mantenersi aperto, curioso, disponibile alla ricerca e al dialogo: egli ‘sa di non sapere’. Vi auguro di scoprire quanto generativa sia la relazione e il rapporto con gli altri nel presente, nel passato e nel futuro”. Nella lettera cita Platone e la Lettera VII ricordando come l’esame di maturità sia solo una tappa che, seppur tra malinconia e soddisfazione, deve far guardare al futuro che rappresenta una svolta vocazionale di ricerca del proprio posto, con tante domande. “Mi ritorna alla mente una parola di Gesù, incisiva e forte, credo possa incuriosire anche gli amici di altra convinzione: ‘Duc in altum (prendi il largo)’. In effetti, sia nell’ambito dello studio come in quello della vita, il passaggio dalle superiori al lavoro o all’università comporta il raggiungimento di una più significativa autonomia da gestire con saggezza”. Mons. Turazzi torna ai suoi ricordi ed alle difficoltà del cambio di metodo di studio al termine del cammino liceale, augurando ai maturandi una bella estate ricca di frutti, di riposo e di opportunità interessanti, consapevoli che “la vacanza è ‘tempo libero’, non tempo vuoto… Semmai la vacanza è vivere liberi a tempo pieno!”. “Vorrei che il Signore Gesù fosse con voi e sapeste riconoscerlo nell’incontro con gli altri, a contatto con le bellezze del creato, le aurore sull’Adriatico e i tramonti sul Montefeltro”, conclude il vescovo di San Marino-Montefeltro: “Esami ben più tosti vi attendono, prove inattese da superare. E poi c’è l’esame finale: ‘Avevo fame, mi hai dato da mangiare? Avevo sete, mi hai dato da bere? Ero forestiero, mi hai accolto? Ero ammalato…’. In bocca al lupo!”.