In occasione del X Incontro mondiale delle famiglie, sarà visitabile dal 17 al 30 giugno a Roma la mostra di arte contemporanea “Sindoni”. L’esposizione è organizzata dal Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II e dalla Fondazione Sidival Fila in collaborazione con la diocesi di Roma e il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita.
L’installazione, allestita nella suggestiva cornice del battistero di San Giovanni in Laterano, raccoglie otto tele lungo il perimetro della vasca battesimale, sospese a due metri di altezza. Le tele sono state realizzate da Sidival Fila, frate minore francescano originario del Brasile, utilizzando tessuti ed elementi floreali risalenti a vari periodi, dall’VIII al XVIII e XIX secolo; si tratta di fodere di dalmatiche di uso liturgico applicate, mediante una precisa tecnica di restauro, su stoffe di cotone. Nel retro delle tele sono state applicate lastre di specchi in plexiglass, che riflettono gli elementi come fossero delle finestre aperte verso spazi infiniti ed indefiniti.
La mostra, ad ingresso libero, potrà essere visitata tutti i giorni dalle 9 alle 20 con apertura straordinaria serale fino alle 22 nei giorni dell’incontro mondiale e sarà inaugurata venerdì 17 giugno alle 19 nel corso di una serata che vedrà gli interventi del preside dell’Istituto Jp2, Philippe Bordeyne, del teologo Pierangelo Sequeri, direttore della Cattedra Gaudium et Spes, e di Alessandro Beltrami, giornalista di Avvenire.
“L’Istituto Giovanni Paolo II – afferma don Giovanni Cesare Pagazzi – tenta di ascoltare e reagire alla provocazione delle arti come pittura, scultura, musica, letteratura, fotografia e cinema che, in quanto intreccio di forme e forze, hanno molto da dire sulla realtà familiare, trattandone esplicitamente o implicitamente”.
“La mostra – viene spiegato in una nota – propone una riflessione sul tempo, sulla memoria, sul vissuto di tanti uomini, che resta indelebilmente impresso nelle stoffe. Si intravedono sui tessuti delle forme che, ‘come sindoni’ di corpi, sudori e ossidazioni, macchie e lacerazioni, convivono insieme, in un dialogo costante e assordante. L’umana famiglia viene rappresentata senza corpi e senza volti, affinché ogni corpo ed ogni volto possano vedersi riflessi ed espressi in queste evanescenti forme corporee, presenti in un continuo ed interminabile persistere. E in questa rappresentazione immaginiamo i corpi e i volti di tutte le famiglie che, nella fatica del vivere quotidiano e con le ferite generate dalle relazioni, portano avanti la storia del mondo, in cammino verso una speranza di accoglienza e redenzione universale”.