Diocesi: mons. Sorrentino (Assisi), “avanti tutta con la preghiera e la testimonianza”

(Foto: diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino)

“Abbiamo bisogno di un visione nuova della parrocchia, che poi è quella originaria tradotta per l’oggi”. Lo ha detto il vescovo di Assisi- Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, al termine della due giorni dell’assemblea diocesana sul tema “Tessere relazioni” che si è svolta venerdì 10 e sabato 11 giugno alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. La due giorni si è articolata in momenti di incontro e di condivisione e in un laboratorio in cui sono state definite le linee programmatiche del prossimo anno pastorale; linee che a settembre, dopo opportuno discernimento, il vescovo Sorrentino offrirà all’intera diocesi.
“Fare di più – l’auspicio del vescovo nella sua relazione – perché la prima missione è la preghiera: metterci davanti a Dio e rispondere a Lui, ascoltarlo e chiedersi cosa vuole Lui da noi. E ascoltarlo insieme, con quella forza in più che viene, anche nella preghiera, dalla coralità. Lo dice anche il Vangelo: dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sto in mezzo a loro”. Per Sorrentino, “Dio è famiglia, viene a farci figli, fratelli e sorelle… la fraternità è il principio chiave per capire cos’è Dio e cos’è la Chiesa. Anche la preghiera in fraternità è una bomba energetica, il grande segreto che Gesù ci ha dato. Attraverso la televisione e i social arriva di tutto, non voglio demonizzare – la premessa di monsignor Sorrentino – ma spesso i messaggi sono negativi e la casa va purificata con il nome santo di Gesù: la preghiera dovrebbe essere il naturale respiro di un cuore cristiano”.
Per questo il desiderio del vescovo, “un regalo” che Sorrentino chiede ai suoi fedeli, “portare la testimonianza che con Gesù diventa tutto più bello. Se noi riuscissimo a seminare per un anno la preghiera, sarebbe una evangelizzazione continua e anche una crescita di fede spirituale e di fraternità che ci coinvolge in prima persona, e sarebbe già missione, come è missione aprire il cuore al Vangelo: se apro il cuore al Vangelo, arrivo al lavoro con un volto in cui si riflettono pace e gioia, e già questo è evangelizzante”.
Il vescovo ha ricordato inoltre che “il mondo sta camminando a una velocità supersonica e il Signore ci chiede un grande scatto di entusiasmo: portiamo un augurio, un saluto, una benedizione semplice. Ricordiamoci sempre che la struttura centralizzata della parrocchia è avvenuta dopo, il nucleo principale è stato l’adesione persona per persona, casa per casa”. Questa è “la maniera cristiana di sentire Dio, portare in prima persona – ha concluso – la testimonianza che con Gesù diventa tutto più bello”.

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