“Il cambiamento d’epoca nel quale ci troviamo a vivere richiede scelte coraggiose, anche se ponderate e, soprattutto, illuminate con il discernimento dello Spirito Santo”. A ribadirlo è stato il Papa, ricevendo in udienza i vescovi e i sacerdoti della Sicilia. “Questo cambiamento sta mettendo a dura prova soprattutto i legami sociali e affettivi, come la pandemia ha ancor più chiaramente evidenziato”, ha proseguito Francesco, precisando che “la Sicilia non è fuori da questo cambiamento; anzi, come è accaduto in passato, si trova al centro di percorsi storici che i popoli continentali disegnano. Essa ha spesso accolto i passaggi di questi popoli, ora dominatori ora migranti, e accogliendoli li ha integrati nel suo tessuto, sviluppando una propria cultura”. “Io ricordo quando quarant’anni fa mi hanno fatto vedere un film sulla Sicilia, Kaos”, ha detto il Papa a braccio citando la pellicola dei fratelli Taviani: “Quattro racconti di Pirandello, il grande siciliano: io sono rimasto stupito di quella bellezza, di quella cultura, di quella insularità continentale”. “Questo non significa che sia un’isola felice, perché la condizione di insularità incide profondamente sulla società siciliana, finendo per mettere in maggior risalto le contraddizioni che portiamo dentro di noi”, ha poi precisato: “Si assiste in Sicilia a comportamenti e gesti improntati a grandi virtù come a crudeli efferatezze. Come pure, accanto a capolavori di straordinaria bellezza artistica si vedono scene di trascuratezza mortificanti. E ugualmente, a fronte di uomini e donne di grande cultura, molti bambini e ragazzi evadono la scuola rimanendo tagliati fuori da una vita umana dignitosa. La quotidianità siciliana assume forti tinte, come gli intensi colori del cielo e dei fiori, dei campi e del mare, che risplendono per la forza della luminosità solare. Non a caso tanto sangue è stato versato per la mano di violenti ma anche per la resistenza umile ed eroica dei santi e dei giusti, servitori della Chiesa e dello Stato”.