“Apparentemente il contributo della persona con disabilità rallenta il cammino sinodale, in realtà lo velocizza perché porta a concentrarsi su ciò che è essenziale, senza perdere tempo in questioni secondarie”. Così mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, consultore della segreteria del Sinodo, a margine del convegno dedicato alla disabilità che si svolge oggi e domani a Roma. “La disabilità – ha continuato – riporta alla mente la relazione, ciò che è essenziale nella nostra vita. Noi spesso perdiamo tempo ed energie in qualcosa che ha poco a che fare con l’essenziale. Tante volte sono davvero delle quisquiglie, invece gli amici con disabilità ci fanno fermare un momento. Ho sentito dire dai genitori delle persone con disabilità che averle è certamente un grande dono perché estrae dal nostro intimo le energie più belle, positive, porta all’abbraccio dell’ascolto. È più ciò che si riceve di quello che si dà stando accanto alle persone con disabilità. Chi sta accanto alle persone disabili, mi riferisco ai giovani, cresce con una maturità diversa”. Nel suo intervento durante il convegno il presule ha aggiunto: “Il cammino sinodale non è una corsa e sarebbe bello che il logo del cammino sinodale fosse una tartaruga. Il cuore del servizio è l’ascolto, altrimenti il servizio diventa affanno e agitazione. L’ascolto richiede di andare lenti e di stare spesso seduti. La velocità del cammino sinodale è misurata dalla profondità delle relazioni che si creano. Una persona senza gambe mi ha insegnato a vivere e a usare bene le gambe, perché ciò che conta sono le relazioni. C’è solo un grande noi da cui imparare. Siamo membra diverse, siamo tutti membra e ciascuno ha qualcosa da dare e da dire all’altro”. “Credo – ha sottolineato – che il cammino sinodale debba trovare delle zone buone mettendosi in ascolto. Il Papa ci chiede di rovesciare lo schema: come posso ascoltare anche chi dice cose scomode? Come posso imparare da una persona che vive in modo diverso da me? Lo Spirito ci sta chiedendo questo: ascoltare in maniera profonda. Ci possiamo arricchire tutti insieme, membra diverse – ha concluso –, eliminando i toni compassionevoli, che Gesù non ha mai usato, e usando quelli promozionali”.