Il dono dello Spirito, come ci narra Luca, viene effuso “Nel compimento del giorno di Pentecoste” in cui “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo” i centoventi fratelli, la prima comunità di Gerusalemme. Pentecoste, cioè Shavuot, la festa delle settimane, in cui si mieteva il grano. Nella storia del popolo d’Israele ci si riferiva all’alleanza e al dono della Torah.
Assistiamo ad una teofania, ad una manifestazione che non dipende dall’azione umana: lo Spirito scende su tutti i popoli, popoli e persone sono disposte ad accoglierLo, riconoscerLo e a giocare la propria libertà, proprio come Israele quando ricevette il dono della Torah sul Sinai.
Siamo dinnanzi alla prima convocazione ecumenica in cui tutti i popoli ricevono non un dono ma il Dono.
Lo stupore incalza e suscita l’interrogativo “Che cosa significa questo?”Toccherà a Pietro, per la prima volta, prendere la parola ed annunciare quella chiave che consentirà di comprendere e liberamente accettare quanto stava avvenendo: il Risorto e il suo kerigma.
Per Luca il compimento si dimostra non solo cronologicamente, quando la messe viene raccolta, ma teologicamente perché ci troviamo al culmine della storia.
Vento e fuoco irrompono, quindi nulla sale dalla comunità che nulla può produrre, ma invece riceve dall’alto lo Spirito che agisce come vuole.Ezechiele profeta aveva annunciato questo irrompere che avrebbe portato a compimento la nuova alleanza, Luca afferma che sta avvenendo e si serve di un’immagine suggestiva e potente: le lingue di fuoco che vanno dividendosi e posandosi su tutti i presenti.
Forza potente del fuoco che non distrugge e ferisce ma crea e rende capaci di parlare nuove lingue, di comunicare con tutti, non rinchiudendosi nel proprio guscio mentale e linguistico. I Maestri d’Israele insegnavano (ed insegnano) che sul Sinai, quando venne donata la Torah, la voce dell’Altissimo si divise in 70 lingue proprio per far sì che tutte le nazioni fossero in grado di comprenderne il dono.
Un irrompere che squarcia il cuore, la mentalità umana, la apre dilatandola universalmente e creando un cuore nuovo in una linea geografica avvolgente tutti i popoli del mondo.
Non si tratta di un potere politico, di una nuova forza economica ma solo dei “doni dello Spirito”, di quella potenza creatrice dello Spirito che raggiunge la libertà di ciascuno e lo lega a tutti i ciascuno del mondo con un legame nuovo: l’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Tutto è donato per il bene di tutti. Nessuno escluso.La presenza dello Spirito del Risorto ci dona e ci fa conoscere che Gesù e il Padre sono uno, nella pienezza d’amore, e in questa comunione dello stesso Spirito, noi discepoli, pure noi inclusi e partecipi della teofania discesa sui 120, attraverso l’amore che unisce ed integra, siamo uno con Lui.
Le lingue di fuoco trapassano chi le accoglie e si riversano come salvezza su tutta l’umanità. Scaturisce allora la gioia di Dio e la gioia di ciascuno e di tutti insieme, perché è proprio lo Spirito ad essere la gioia dell’Altissimo e di tutti coloro che Egli ha creato.
A noi oggi il compito, arduo ma coinvolgente, di lasciarci lambire dalle lingue di fuoco, di ricrearle in ogni istante della nostra esistenza, soprattutto in un momento storico, quale il nostro, in cui un altro fuoco dannoso e violento, contrario all’annuncio evangelico pare imperare. Non riuscirà ad estinguere il Fuoco perché gesti di fratellanza e di amore disinteressato, accesi da sconosciuti alimentano queste lingue salvifiche.
Lasciamoci di nuovo lambire dalle lingue di fuoco e ricreiamole in ogni istante della nostra esistenza
Il dono dello Spirito, come ci narra Luca, viene effuso “Nel compimento del giorno di Pentecoste” in cui “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo” i centoventi fratelli, la prima comunità di Gerusalemme. Pentecoste, cioè Shavuot, la festa delle settimane, in cui si mieteva il grano. Nella storia del popolo d’Israele ci si riferiva all’alleanza e al dono della Torah. Assistiamo ad una teofania, ad una manifestazione che non dipende dall’azione umana: lo Spirito scende su tutti i popoli, popoli e persone sono disposte ad accoglierLo, riconoscerLo e a giocare la propria libertà, proprio come Israele quando ricevette il dono della Torah sul Sinai.