#TORniamoINcampO: questo il claim scelto per rappresentare al meglio i molteplici significati dei XXXVII Giochi nazionali estivi Special Olympics in programma dal 4 al 9 giugno, presentati questa mattina presso il Centro Congressi dell’Unione industriali Torino in Via Vela 17. Rappresentativo, si legge in un comunicato, “perché segna il ritorno ufficiale all’attività sportiva in presenza per tutto il movimento Special Olympics, rappresentativo perché sottolinea il ruolo di Torino come capitale nazionale e internazionale dello sport”. I Giochi nazionali Special Olympics a Torino porteranno sul territorio della Città metropolitana oltre 3mila atleti provenienti da ogni angolo dello “stivale” (insieme a tecnici, accompagnatori, famiglie e volontari), con una ricaduta destinata ad avere un impatto decisivo non solo sul tessuto sportivo e sociale ma anche su quello economico e commerciale.
Per Erika Stefani, ministro per le Disabilità, “con il gioco si dimenticano e si azzerano le differenze. Ogni competizione, tra quelle che vedremo nel corso della manifestazione, sarà la perfetta sintesi fra la cultura sportiva, fatta di rispetto e sacrificio, e la cultura dell’inclusione, valori che dobbiamo diffondere per una vera evoluzione della società”. “Siamo orgogliosi di avervi nella nostra famiglia. Gli atleti, da soli, non solo commuovono, ma fanno anche capire i valori che portate avanti da sempre”, ha detto Giovanni Malagò, presidente del Coni. Di “una festa dello sport all’insegna dell’inclusione, dell’amicizia e della solidarietà” parla Luca Pancalli, presidente del Cip (Comitato parilimpico). “Un concentrato di messaggi a dimostrazione che soltanto con l’impegno si può lasciare qualcosa al Paese aiutandolo in una rivoluzione culturale. Non siamo un mondo a parte dello sport, ma parte di esso. Grazie anche a questi eventi – conclude – si riesce a cambiare il Paese”.
“Prima di conoscere Special Olympics, quando non praticavo sport, le mie giornate erano tutte uguali, non avevo amici, non uscivo mai di casa, avevo paura delle persone e del loro giudizio, me ne stavo a distanza”, racconta Federica Borla, atleta Special Olympics spiegando che grazie all’Organizzazione ha scoperto le sue capacità. “Cosi è cambiata la percezione che ho di me stessa e, al tempo stesso, sono cambiate le opinioni degli altri su di me. Per questo oggi mi sento e sono una ragazza unica e felice”. Le fa eco un altro atleta, Fabio Procopio: “Io non sono il ragazzo con la sindrome di Down, sono Fabio, ho 25 anni e vivo qui a Torino. Sono un atleta e sono fiero ed orgoglioso che la mia città possa ospitare un evento nazionale di Special Olympics, così possiamo farci conoscere non per le nostre disabilità ma per quello che siamo in grado di fare”.