Non solo aiuti umanitari. La cattedrale greco-cattolica di Kharkiv si riempie anche di sorrisi e voci dei bambini. E la loro presenza, tra le macerie e i continui bombardamenti sulla città, è il segno inequivocabile che nonostante la guerra, l’Ucraina resiste e ha una grandissima voglia di rinascere alla vita. Domenica 22 maggio si è svolto nella cattedrale di Kharkiv il primo incontro per i bambini che da tre mesi si recano qui con i loro genitori per ricevere gli aiuti umanitari. Fin dai primi giorni del confitto, infatti, la cattedrale è diventata un punto di riferimento per gli abitanti della città che ogni giorno si mettono ordinatamente in fila per ricevere aiuti di prima necessità, dal cibo ai vestiti ai prodotti per l’infanzia. Ad accoglierli c’è sempre il vescovo, Vasyliy Tuchapets, esarca della Chiesa greco-cattolica di Kharkiv. Venire qui, per molti, è l’unico modo che hanno per sopravvivere visto che in città i negozi sono quasi tutti chiusi ed è quindi difficile se non impossibile trovare cibo, medicine, beni di prima necessità. “La gente viene alla nostra cattedrale per chiedere aiuto”, ci racconta il vescovo Vasyliy. “I genitori si lamentavano del fatto che i bimbi non avevano nulla da fare durante la giornata. Ai bambini manca la comunicazione dal vivo, il rapporto con gli altri coetanei, i giochi. Tutta l’istruzione nella scuola continua online. Ma dopo, i bimbi non hanno più niente da fare. È particolarmente difficile soprattutto per coloro che vivono negli scantinati. Così abbiamo pensato di organizzare qualcosa per riempire il loro tempo libero. Quindi domenica alle 15 abbiamo deciso di tenere un incontro”.
Circa 20 bambini hanno preso parte a questo primo incontro. Suor Martha si è presa cura dei bambini mentre padre Onufrio e padre Michael, parlavano con i loro genitori. “E’ stato un momento familiare. I bambini hanno giocato. Ieri, mercoledì 25 maggio, c’è stato un secondo incontro. Andremo avanti”.
Bambini, vittime della guerra. In Ucraina, 238 bambini sono stati uccisi e 433 feriti dall’inizio dell’invasione su vasta scala della Russia. Lo rende noto l’ufficio del procuratore generale ucraino, precisando che il maggior numero delle vittime si registra nelle regioni di Donetsk, Kiev, Kharkiv e Chernihiv e che il bilancio non è definitivo, perché non ci sono dati dai luoghi in cui si stanno svolgendo le battaglie. I bombardamenti di città e villaggi ucraini da parte delle forze armate russe – aggiunge la nota – hanno danneggiato 1.848 istituzioni educative, 173 delle quali sono andate completamente distrutte. Sempre dall’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio, sono 1.918 i bambini scomparsi secondo il Commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino che ha ricevuto le denunce da parte dei parenti: “la maggior parte di loro sono bambini delle regioni di Donetsk, compresa Mariupol, Kiev e Kharkiv “. La sparizione dei minori è facilitata purtroppo dai costanti bombardamenti, evacuazioni forzate, deportazioni, movimenti caotici, fughe, rapimenti.
Inevitabili sono poi le conseguenze della guerra sulla psiche dei bambini. Per questo la cattedrale di Kharkiv ha pensato di aprire le porte anche e soprattutto a loro. “Con questi incontri – spiega il vescovo Vasyliy – vogliamo innanzitutto liberare i bambini dallo stress. I bambini hanno difficoltà psicologiche e questo influisce sulla loro crescita. Hanno problemi con il sonno e si rivelano altre malattie simili. Ecco perché vogliamo occuparli con qualcosa che interessa e allo stesso tempo distragga dalla guerra. Non c’è dubbio che introdurremo anche elementi religiosi. Succederà anche questo, ma ci vuole ancora un po’ di tempo”. La comunità dunque ha deciso di aprire le braccia ai più piccoli. Sono soprattutto loro ad avere bisogno di consolazione. “Prima di tutto – racconta mons. Tuchapets – hanno paura dei bombardamenti. Reagiscono in diversi modi. Sono spesso spaventati quando sentono anche solo un rumore. Pertanto, hanno bisogno di riabilitazione psicologica. Ora stiamo cercando di organizzare giochi con loro per interessarli e per distrarli. Nel tempo, come dicevo prima, porteremo anche elementi spirituali per aiutarli. Pregheremo anche per i bambini”. Ma quale messaggio può dare la Chiesa ai bambini in tempo di guerra? “Le persone – risponde il vescovo – vivono ogni giorno e quasi nessuno pensa a Dio. Il nostro messaggio principale, senza dubbio, è che non importa in quale situazione ci troviamo, dobbiamo confidare nel Signore. Tutto è nelle Sue mani. Dobbiamo confidare non solo su noi stessi, non solo sulle capacità umane, perché sono limitate. Il Signore è Colui che può proteggerci, che può guarirci e può aiutarci”.