Al World Economic Forum in Davos, Unilever e il Global Solidarity Fund (Gsf) hanno annunciato ieri il lancio della loro partnership in Colombia. “Si tratta di una partnership innovativa – spiega un comunicato congiunto – tra il settore privato e le organizzazioni religiose per lavorare con le comunità al fine di trasformare e stimolare l’economia e sostenere le popolazioni più vulnerabili attraverso l’inclusione di migranti e rifugiati nella forza lavoro”. L’annuncio si è svolto durante l’evento “Job Creation on the Edges: Refugees, Markets & the Power of Partnerships”, una tavola rotonda che il Global Soldarity Fund ha organizzato nello spazio Goal 17 Partners, “per condividere gli approcci innovativi alle sfide critiche del nostro tempo, come l’occupazione per migranti e rifugiati”.
Transform “è già attivo nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale dove utilizza le sue capacità e competenze in materia di marketing, distribuzione, digitale e resilienza aziendale per fornire soluzioni trasformative e durevoli nel tempo alle famiglie a basso reddito”.
“Portando per la prima volta questo modello di successo in America Latina, in Colombia, Unilever e il Global Solidarity Fund offriranno alle imprese sociali colombiane un supporto finanziario e commerciale per migliorare i modelli di business sociale, incluso l’accesso a reti commerciali, tecnologia e competenze in materia di cambiamento del comportamento, nel marketing e nelle vendite, nella distribuzione”. Gsf e Unilever “si uniscono con l’ambizione e l’obiettivo comune di concentrarsi sulla promozione dell’imprenditoria sociale e sull’impatto sul mercato del lavoro per permettere l’inclusione di migranti e rifugiati”.
Marta Guglielmetti (nella foto), direttrice esecutiva del Global Solidarity Fund, ha dichiarato: “La partnership stretta oggi con Unilever in Colombia è espressione della visione che il Global Solidarity Fund sta portando avanti insieme e a favore delle persone più vulnerabili nel mondo. Il Global Solidarity Fund contribuirà a questa partnership creando il collegamento tra gli imprenditori e le organizzazioni religiose, verso le quali le comunità locali ripongono fiducia e che conoscono profondamente i bisogni e le capacità delle persone migranti e dei rifugiati”.