“Una Chiesa sinodale per contribuire a costruire un mondo fraterno è il grande progetto del Papa e le grandi crisi attuali ci invitano a recuperare il senso di appartenenza nel nostro mondo e a sviluppare un’etica di fraternità”. Lo ha detto oggi Austen Ivereigh, giornalista e autore del libro insieme con Papa Francesco “Soñemos juntos: el camino a un futuro mejor”, aprendo i lavori della 97ª assemblea dell’Unione superiori generali (Usg), in corso da oggi al 27 maggio alla Fraterna Domus di Sacrofano (Rm) sul tema “Sinodalità e missione”. Ivereigh ha incentrato la sua riflessione sul ruolo della vita consacrata in un mondo post-pandemico. “È essenziale – ha detto – dare un nuovo valore ai legami della nostra appartenenza. Parlare di violenza nella Chiesa dovrebbe essere un controsenso, tuttavia negli anni ci sono state diverse forme di violenza come il centralismo, la soppressione del dialogo, l’abuso di autorità e molte altre che hanno contribuito a creare una falsa idea di unità”. La domanda che la Chiesa deve porsi, secondo Ivereigh, è “come gestire e che uso fare di questo potere?”. Per il giornalista è necessaria una “conversione di potere”, iniziata da Papa Francesco già prima del suo pontificato, con l’omelia che tenne nel 2007 ad Aparecida dopo la partenza di Benedetto XVI, e proseguita nel corso del suo magistero papale. Il Papa infatti ha più volte rimarcato l’esigenza di rispondere alle “sfide del nostro tempo in maniera sinodale”. La Chiesa “non deve allontanarsi o chiudersi in se stessa, ma abbracciare i propri limiti e rispondere alla fragilità umana”. Una Chiesa sinodale, ha chiosato Ivereigh, è infatti “per il Papa uno stendardo alzato per le nazioni e per i popoli”.