Dopo la capitolazione di Mariupol, le aspettative, per una soluzione negoziata del conflitto, si fanno sempre più pressanti. Mentre le posizioni di Russia e Ucraina rimangono ancora distanti, le diplomazie di mezzo mondo stanno imprimendo all’attività di mediazione una forte accelerazione. Tre mesi fa, quando iniziò questa assurda guerra, si comprese che una sua prolungata durata avrebbe reso più difficile la risoluzione del conflitto. L’allungamento della guerra sta provocando anche un allargamento delle sue conseguenze. Basti pensare che popolazioni intere dell’Africa rischiano di morire di fame a causa del mancato arrivo del grano dall’Ucraina. All’indomani del 24 febbraio un coro unanime si levò per condannare l’aggressione russa, mettendo in moto una gara di solidarietà per portare ogni forma di aiuto, compreso l’invio di armi, al popolo ucraino. Quella indignazione iniziale per i bombardamenti sui civili, per le fosse comuni, per la violenza sulle donne e altre atrocità, sembra essersi affievolita. Oggi la guerra viene percepita sempre più lontana da noi, i morti non fanno più notizia e anche il nostro coinvolgimento nel conflitto viene messo in discussione. Si fa strada, così, quel comune sentire contro la guerra che prende consistenza sia sul fronte politico che su quello dell’informazione. I nostri talk show sono sempre più affollati di esperti o pseudo tali che,mentre dicono di condannare la guerra, si adoperano per attenuare le responsabilità della Russia e amplificare, nel contempo, quelle degli Stati Uniti. La maggioranza di governo, all’inizio compatta e determinata sulle sanzioni contro la Russia e sull’invio delle armi all’Ucraina, rischia ora di sfaldarsi su entrambi i fronti. Al punto che, in più occasioni,il governo,in politica estera, ha trovato sostegno in Fratelli d’Italia, partito di opposizione. Nell’azione di contrasto a Draghi stanno riemergendo, infatti,vecchie convergenze fra Cinque stelle e Lega che, preoccupate anche del calo dei consensi, tentano di prendere sulla guerra le distanze rispetto alle posizioni del governo.Una modificazione delle posizioni iniziali che arriva perfino a reclamare atteggiamenti più indulgenti nei confronti dell’aggressore. “Condanniamo l’invasione dell’Ucraina – è il senso di talune affermazioni -ma ne comprendiamo le ragioni e,in più, non condividiamo il tentativo di umiliare, oltre misura,Putin”! Così che la pace, da tutti auspicata, rischia di diventare elemento di disputa e di divisione. D’altra parte i credenti sanno che la pace così “come la dà il mondo” difficilmente è autentica e incondizionata. Passi, allora, anche la “comprensione” per l’invasore russo – che cosa non si farebbe pur di ottenere la pace!- a condizione che si tenga sempre viva la solidarietà nei confronti degli ucraini che, loro si, stanno dando la vita per non cedere al ricatto dell’aggressore. “Libertà va cercando, ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta”.Così si rivolge Virgilio al sommo Poeta nella seconda Cantica della Divina Commedia a proposito di Catone, il quale preferì uccidersi piuttosto che rinunciare alla libertà abolita da Cesare nel 48 a.c. per chi -come lui- era di una parte politica avversa. “Non c’è libertà – ha detto recentemente Mattarella – se gli altri ne sono privi”. Quante immagini in questi tre mesi di mamme e mogli ucraine che salutano i loro figli e mariti che vanno in guerra per difendere la Patria! Un atteggiamento coraggioso, consapevole, derivante dal profondo convincimento della validità di una libera scelta. Da un sondaggio di un centro di ricerca internazionale (Cirs) svolto fra il 30 marzo e il 2 aprile scorso (in piena guerra) è emerso che il 95% degli ucraini approva l’operato del Presidente Zelensky, vede un futuro “piuttosto promettente” ed è convinto che l’Ucraina vincerà la guerra! Se un popolo sceglie di dare anche la vita per non cadere sotto il dominio di un altro Stato e se Paesi come la Svezia e la Finlandia, da secoli neutrali, chiedono di mettersi sotto la protezione dell’alleanza atlantica,un motivo ci sarà. Chi si accalora nei salotti televisivi tenga conto di quali sacrifici un popolo è capace pur di difendere quella libertà che molti di noi non sappiamo più apprezzare.
Libertà va cercando
Dopo la capitolazione di Mariupol, le aspettative, per una soluzione negoziata del conflitto, si fanno sempre più pressanti. Mentre le posizioni di Russia e Ucraina rimangono ancora distanti, le diplomazie di mezzo mondo stanno imprimendo all’attività di mediazione una forte accelerazione. Tre mesi fa, quando iniziò questa assurda guerra, si comprese che una sua prolungata durata avrebbe reso più difficile la risoluzione del conflitto. L’allungamento della guerra sta provocando anche un allargamento delle sue conseguenze. Basti pensare che popolazioni intere dell’Africa rischiano di morire di fame a causa del mancato arrivo del grano dall’Ucraina.