Ucraina. Le tre P

Non possiamo non soffermarci sull’intervista che papa Francesco ha rilasciato al Corriere della Sera mercoledì 3 maggio scorso sulla guerra in Ucraina. Intervista che ha suscitato molti consensi. Quali i punti principali? Innanzitutto, il grido: “Fermatevi”. Per ottenere almeno una tregua, il Papa (tramite il segretario di Stato Parolin) è pronto per andare a Mosca e incontrare Putin. “Non abbiamo ancora ottenuto risposta – dice – ma stiamo aspettando”. Francesco non si recherà per ora a Kiev. Prima vuole incontrare Putin. E l’ambasciatore russo in Vaticano Avdeev – letta l’intervista – dichiara: “In qualsiasi situazione internazionale, il dialogo con il Papa è importante per Mosca. E il Pontefice è sempre un gradito, desiderato, interlocutore”. Insomma, non è arrivato un “no”!

Foto Calvarese/SIR

 

Non possiamo non soffermarci sull’intervista che papa Francesco ha rilasciato al Corriere della Sera mercoledì 3 maggio scorso sulla guerra in Ucraina. Intervista che ha suscitato molti consensi.
Quali i punti principali? Innanzitutto, il grido: “Fermatevi”. Per ottenere almeno una tregua, il Papa (tramite il segretario di Stato Parolin) è pronto per andare a Mosca e incontrare Putin. “Non abbiamo ancora ottenuto risposta – dice – ma stiamo aspettando”. Francesco non si recherà per ora a Kiev. Prima vuole incontrare Putin. E l’ambasciatore russo in Vaticano Avdeev – letta l’intervista – dichiara: “In qualsiasi situazione internazionale, il dialogo con il Papa è importante per Mosca. E il Pontefice è sempre un gradito, desiderato, interlocutore”. Insomma, non è arrivato un “no”!
Ma perché questa guerra? Francesco risponde: forse “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia” ha indotto Putin a reagire male e scatenare il conflitto. “Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì”. E Francesco indirettamente ci ricorda che nel 1990, dopo la caduta dell’Urss, l’Occidente aveva assicurato che non ci sarebbe stata un’espansione del territorio della Nato verso i confini dell’Unione Sovietica. Forse bisognava essere più prudenti, anche se ciò non può giustificare la guerra di Putin: “Non si può pensare – stigmatizza Bergoglio – che uno Stato libero possa fare la guerra a un altro Stato libero.”
Sulla fornitura di armi all’Ucraina da parte delle nazioni occidentali, Francesco ammette che c’è una spaccatura nel mondo cattolico e sinceramente dice: “Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini di armi.” Ma ribadisce il no alla proliferazione e al commercio degli armamenti in tutto il mondo: generano guerre!
E vien fuori la spinosa questione del patriarca Kirill. Può essere lui l’uomo in grado di convincere Putin ad aprire uno spiraglio? Il papa scuote la testa e afferma: “Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin.” Francesco l’ha detto a Kirill stesso in un recente incontro via zoom: “Noi non siamo chierici di Stato, non possiamo usare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù.” Doveva incontrarsi con lui a Gerusalemme il 14 giugno e tutto è saltato. “Ma adesso – dice – anche lui è d’accordo: fermiamoci”. Presto potremmo assistere all’incontro storico tra il Pontefice, il Patriarca e Putin: invece di una Z, le tre P!
E Francesco conclude: “Sono pessimista, ma dobbiamo fare ogni gesto possibile perché la guerra si fermi.” Tuttavia: “Per la pace non c’è abbastanza volontà”.

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