La Conferenza episcopale della Colombia (Cec) prende le distanze dalla sentenza della Corte Costituzionale che depenalizza il suicidio medicalmente assistito ed esprime “il suo profondo dolore di fronte a questa decisione”, in una nota firmata dal presidente, mons. Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá, il vicepresidente, mons. Omar Alberto Sánchez Cubillos, arcivescovo di Popayán, dal segretario generale, mons. Luis Manuel Alí Herrera, vescovo ausiliare di Bogotá.
“La Conferenza episcopale – si legge nella nota -, in sintonia con l’insegnamento perenne della Chiesa e con la sua opzione fondamentale di servire in modo integrale l’essere umano, facendo propri i sentimenti dei credenti, accoglie con profondo dolore la decisione della Corte Costituzionale di favorire il suicidio medico assistito”.
I vescovi invitano le istituzioni colombiane a essere “coerenti con il valore inviolabile della vita umana, sancito dalla Costituzione colombiana”. Per questo motivo le decisioni che vengono prese dovrebbero essere “finalizzate alla loro protezione, difesa e cura e non alla loro distruzione”. Si rivolgono anche alle persone che soffrono e alle loro famiglie, esortandole a respingere “la tentazione, talvolta indotta da modifiche legislative, di usare la medicina per causare la morte”. Infine, la nota sottolinea che deve essere garantito il diritto fondamentale all’obiezione di coscienza personale: “Nessun operatore sanitario può essere costretto a collaborare alla morte di altri”.