“Chi ha paura dei giornalisti?” è il titolo del rapporto del Media Freedom Rapid Response pubblicato oggi, frutto di una missione condotta in Italia dal 4 al 6 aprile 2022, tra Lazio e Campania, per verificare lo stato delle cose “su due filoni: la diffamazione e le riforme legislative legate al contrasto alle querele bavaglio da un lato, e la sicurezza dei giornalisti e le misure statali di tutela dall’altro”. Alla organizzazione della missione hanno collaborato Articolo 21, il sindacato Fnsi e l’Ordine dei giornalisti. I capitoli del rapporto raccontano gli incontri e le audizioni avvenute con la Corte Costituzionale, la Commissione parlamentare Antimafia, la Direzione centrale della Polizia criminale, l’intergruppo parlamentare sull’informazione, giornalisti sotto scorta, freelance senza contratto, vittime di querele, avvocati e rappresentanti della società civile. Le conclusioni descrivono “due fondamentali ordini di problemi” che vivono i giornalisti italiani: da un lato violenza, intimidazioni e altre minacce da parte del crimine organizzato, e dall’altra querele che costituiscono “minacce di tipo legale” (le cosiddette slapp).
L’immagine che emerge è quella di un giornalismo critico e indipendente e di un libertà di stampa “minati”, con un “impatto estremamente dannoso sulla sicurezza personale dei giornalisti, nonché sulla loro vita privata e professionale”. Ci sono “diverse buone prassi e non pochi sviluppi positivi”, dicono le conclusioni che citano il Centro di Coordinamento sugli atti intimidatori ai danni dei giornalisti. C’è però “il bisogno urgente di un’azione concreta da parte delle autorità italiane, sia sotto il profilo specifico delle minacce legali sia sotto quello più generale della sicurezza dei giornalisti”. La raccomandazione: “Guardare oltre le divergenze politiche e, superando il mero monitoraggio, la semplice analisi, la pura discussione, passare ad azioni più concrete”.