In vista del giorno della Nakba, il 15 maggio, Pax Christi International lancia un appello urgente alla comunità internazionale affinché fermi subito la Nakba (catastrofe) in corso. Il termine, si legge in una nota di Pax Christi International, segna “l’esodo, nel 1948, dei 750.000 palestinesi fuggiti dalla violenza (della prima guerra arabo-israeliana, ndr.), su cui venne fondato lo Stato di Israele, e ai quali è proibito il ritorno. È anche il giorno del lutto per la distruzione di oltre 450 villaggi palestinesi, di ulivi preziosi e della perdita di case”. “Il dolore e la tragedia della Nakba – si legge nel comunicato – proseguono ancora oggi, dal momento che i palestinesi di Gerusalemme Est, Cisgiordania e Gaza continuano a rivivere queste realtà. Mentre le case palestinesi continuano a essere demolite o sequestrate e le loro terre confiscate per consentire l’espansione degli insediamenti illegali, i palestinesi affrontano un ciclo senza fine di sfollamenti, di violenze dirette e strutturali e di cancellazione dalla loro patria, che è una violazione dei loro inalienabili diritti umani alla libertà”. Pax Christi International ribadisce di essere “al fianco delle nostre sorelle e fratelli palestinesi nel ricordare la Nakba. Onoriamo la verità di ciò che è accaduto e facciamo appello all’azione e alla solidarietà da parte della comunità internazionale”. Pax Christi International chiede: “Il riconoscimento della Nakba e il diritto al ritorno, in particolare la Risoluzione 194 dell’Onu; il riconoscimento del diritto dei palestinesi a una protesta pacifica e non violenta; la garanzia che a tutti i palestinesi siano garantiti i loro diritti umani come delineato nella Dichiarazione universale dei diritti umani”. “Raggiungere una soluzione politica equa e giusta – sottolinea Pax Christi international – è l’unica via per la pace. Pertanto, mentre commemoriamo ancora una volta la Nakba, esortiamo le parti a tornare al tavolo dei negoziati per stabilire un accordo di pace che riconosca e protegga la dignità umana e i diritti del popolo palestinese”.