“La Siria oggi è uno dei posti più pericolosi al mondo per essere un bambino. Un’intera generazione sta lottando per sopravvivere. Quasi il 90% delle persone in Siria vive in povertà. Più di 6,5 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza urgente – il maggior numero di bambini siriani in difficoltà dall’inizio del conflitto”. Lo ha detto Catherine Russell, direttore generale dell’Unicef alla VI Conferenza di Bruxelles. “Undici anni di conflitto e sanzioni hanno avuto un impatto devastante sull’economia della Siria – ha proseguito -, riportando lo sviluppo indietro di 25 anni. La maggior parte dei sistemi e dei servizi di base da cui dipendono i bambini – salute, nutrizione, acqua e servizi igienici, istruzione e protezione sociale – sono stati ridotti all’osso”. Le famiglie stanno lottando per mettere il cibo in tavola: “Tra febbraio e marzo (quest’anno), il prezzo del paniere alimentare standard è aumentato di quasi il 24%. Quasi un terzo di tutti i bambini soffre di malnutrizione cronica. E l’impatto della guerra in Ucraina sui prezzi del cibo sta rendendo una brutta situazione ancora peggiore”. Gli attacchi alle infrastrutture civili sono diventati comuni. “Più di 600 strutture mediche, tra cui ospedali materni e infantili, sono state attaccate – ha ricordato Russell -. Dall’inizio della guerra, abbiamo potuto verificare che quasi 13.000 bambini sono stati uccisi o feriti – ma sappiamo che la cifra è molto più alta”. Inoltre “un terzo di tutti i bambini in Siria ha mostrato segni di stress psicologico – ferite invisibili che possono durare tutta la vita”. Lo stesso accade ai bambini fuggiti dalla guerra: circa 2,8 milioni di bambini (siriani) vivono ora in Giordania, Libano, Iraq, Egitto e Turchia. Più di 3 milioni di bambini siriani non vanno ancora a scuola. “Sappiamo che altre crisi che colpiscono i bambini stanno dominando i titoli dei giornali – osserva -. Ma il mondo non deve dimenticare i bambini della Siria. Le loro vite sono altrettanto preziose e il loro futuro è altrettanto importante”. Russel chiede la “fine di questa lunga e infruttuosa guerra. Non ci può essere una soluzione militare a questa crisi. Solo la pace può evitare che i bambini della Siria diventino davvero una generazione perduta”.