Strage di Samarate: Andreoli, “impoverimento difficile da accettare in provincia dove è importante apparire, ma anzitutto regressione di civiltà”

“Una situazione di recessione e di inflazione in cui tutti stiamo subendo una regressione economica”, ma a risentirne di più è “quella fascia di persone che scivola da uno stato di buona qualità di vita ad una condizione di povertà. Un impoverimento che non siamo capaci di accettare perché è difficile rinunciare a cose alle quali si era abituati”. In un’intervista al Sir, lo psichiatra Vittorino Andreoli inquadra il tragico gesto dell’architetto della provincia di Varese, che ha ucciso moglie e figlia e ferito gravemente il figlio, come un atto di distruzione e tentata autodistruzione causata dal senso di inadeguatezza e impotenza di fronte alla crisi economica: “Ora inizia per molti il salto dalla ricerca della qualità della vita” alla “lotta per la sopravvivenza. Ci vuole poco a rendersi conto di non poter più mantenere lo stile di vita precedente. E questo è avvertito più crudamente in provincia dove l’apparire è importantissimo”. Ma oltre alla recessione economica, ammonisce Andreoli, la nostra società “è anzitutto in regressione di civiltà. I principi cardine dell’umanesimo si stanno sgretolando: il rispetto dell’altro, il senso della vita, la bellezza della vita anche nelle difficoltà. E a questo si aggiunge anche uno scadimento della dimensione religiosa”. In “questo scadimento di civiltà”, prosegue, “se la vita non ha senso e vedo qualcuno soffrire, perché non ucciderlo?. Così arriviamo anche all’eutanasia, cambiamo il nome ma la sostanza non cambia. Magari uccidiamo in modo educato, con buone maniere… ecco come si è ridotta la nostra civiltà!  Ed è all’interno di questa civiltà che vanno collocati episodi come quello di Samarate”. “Oggi più che mai – conclude lo psichiatra – è chiaro che l’uomo senza trascendenza non ce la fa a vivere: è la fine della civiltà e il ritorno alla barbarie”.

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