Quasi 25 milioni di tonnellate di cereali, tra grano, mais e altri prodotti siano bloccati nei magazzini ucraini in attesa di essere spediti, con un impatto devastante sugli approvvigionamenti di numerosi Paesi in via di sviluppo ma anche su quelli ricchi. È quanto stima Coldiretti su dati del Wfp nel commentare le dichiarazioni del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskiy che ha esortato la comunità internazionale a prendere misure immediate per porre fine al blocco russo dei porti del Paese per consentire le spedizioni di grano e prevenire una crisi alimentare globale, secondo il Guardian.
Il blocco delle spedizioni dai porti del Mar Nero a causa dell’invasione russa sta alimentando l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che – spiega la Coldiretti – si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori. Una situazione che – denuncia Coldiretti – “nei paesi ricchi genera inflazione e mancanza di alcuni prodotti ma in quelli poveri allarga l’area dell’indigenza alimentare con il rischio di carestie in Africa e in Asia”.
Una emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che importa addirittura il 62% del proprio fabbisogno di grano e il 46% del mais. “Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei” ha affermato il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “nell’immediato occorre salvare aziende e stalle da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.