I contratti collettivi nazionali di lavoro vigenti nel settore privato, che sono depositati nell’Archivio nazionale dei contratti del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro alla data del 3 febbraio 2022, sono 835 e riguardano 12.991.632 di occupati. Gli accordi scaduti sono 516 pari al 62% del totale e si riferiscono a 7.732.312 di lavoratori (il 59%). È quanto emerge dal nuovo numero del Notiziario sul mercato del lavoro e la contrattazione del Cnel che si apre con un focus sullo stato di avanzamento dell’Archivio nazionale dei contratti in seguito all’introduzione del Codice unico dei contratti, istituito dalla legge 120/2020 (decreto Semplificazioni) che ne ha assegnato l’attribuzione al Cnel ed è entrato definitivamente in vigore il primo marzo 2022.
“La pandemia – scrive il presidente del Cnel, Tiziano Treu, nell’editoriale del nuovo numero del Notiziario – ha aggravato non una ma molte dimensioni delle diseguaglianze già esistenti nel Paese, non solo nel lavoro e nel reddito delle persone, ma nella salute e la mortalità, la partecipazione scolastica e l’apprendimento, le relazioni sociali e le condizioni generali di vita”. Secondo Treu, “il vero problema è che la loro combinazione ne aggrava l’impatto anche perché molti di queste si concentrano sulle stesse persone, gruppi sociali e aree geografiche, di solito quelli più fragili e meno protetti”. “C’è l’urgenza – ammonisce il presidente del Cnel – di rivedere l’impostazione complessiva del nostro welfare, per andare oltre l’assetto ricevuto dal passato, che è di tipo lavoristico categoriale, per procedere in direzione di un sistema di protezione e di promozione sociale universalistico”.