Libertà di stampa: Mijatovic (Consiglio d’Europa), “gli Stati devono fare di più per rafforzare la sicurezza dei giornalisti”

(Strasburgo) “Ci sono molte aree in tutto il mondo, in particolare nelle zone di conflitto o post-conflitto, dove è pericoloso, persino pericoloso per la vita, praticare il giornalismo. La guerra in Ucraina fornisce un altro tragico esempio della vulnerabilità dei giornalisti in situazioni di conflitto. Sebbene sia impossibile prevenire tutti i rischi a cui sono esposti questi giornalisti, gli Stati possono e dovrebbero fare di più per rafforzare la loro sicurezza”. Lo sottolinea Dunja Mijatović, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, in una lunga dichiarazione alla vigilia del 3 maggio, Giornata mondiale della libertà di stampa. “L’importanza della copertura mediatica dei conflitti armati non può essere sottovalutata. Raccogliendo e diffondendo informazioni affidabili sui conflitti armati, i giornalisti svolgono una missione cruciale di interesse pubblico. È spesso grazie ai giornalisti che gravi violazioni dei diritti umani, crimini di guerra e altre atrocità vengono portate all’attenzione del pubblico e dei decisori”. Aggiunge: “Recandosi dove non vanno gli altri, intervistando le persone, verificando i fatti, facendo uscire le notizie”, gli operatori dei media “ci mettono sotto gli occhi la reale situazione di guerra. A volte i giornalisti che si occupano di conflitti hanno anche aiutato i tribunali a ottenere prove cruciali per ritenere responsabili i criminali di guerra”. Questo ha però un prezzo: “I giornalisti in servizio sul campo di battaglia affrontano spesso un pericolo estremo, a volte simile a quello affrontato dai membri delle forze armate”.
La commissaria elenca dunque una serie di protocolli che dovrebbero garantire la sicurezza dei giornalisti e la libertà di stampa. Ma “per colmare il divario tra norme e realtà, gli Stati dovrebbero adottare una serie di misure prima, durante e dopo un conflitto per garantire nella massima misura possibile la sicurezza dei giornalisti”.
“Al di là delle misure volte ad affrontare i bisogni più immediati in termini di sicurezza dei giornalisti, è anche importante che gli Stati rafforzino la situazione generale della libertà di stampa, che in Europa è sempre più erosa”. Le misure indicate “sono a portata di mano se c’è la volontà politica. Sebbene gli Stati non possano prevenire tutti i pericoli che i giornalisti possono incontrare sul campo di battaglia, hanno mezzi legali, finanziari e di altro tipo per rafforzare la sicurezza dei giornalisti. Dovrebbero farne un uso migliore”.

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