“Il presunto fattore religioso con finalità elettorali è diventato un aspetto sorprendente nelle ultime elezioni. Con narrazioni parziali e opportunistiche, che producono sentimenti carichi di interessi non rivelati, avanza un’agenda falsamente religiosa, collegata al neoliberismo escludente e con tracce di morale reazionaria, che promuove l’intolleranza e incoraggia l’incitamento all’odio”. La denuncia arriva da un documento, elaborato in vista della campagna elettorale per le presidenziali, firmato da oltre 120 organismi e associazioni ecclesiali del Brasile. Tra questi, in qualità di promotori, la Commissione brasiliana Giustizia e Pace, l’Osservatorio di comunicazione religiosa, la Conferenza dei religiosi del Brasile. Tra i firmatari, altri organismi vincolati all’episcopato brasiliano, come la Caritas, la Pastorale della terra, la Pastorale del popolo di strada, il Consiglio nazionale del laicato, ma anche congregazioni religiose e organismi di singole diocesi. Il documento cita espressamente il libro del giornalista italiano Iacopo Scaramuzzi “Dio? In fondo a destra – Perché i populismi sfruttano il cristianesimo”.
“Abbiamo osservato che i leader politici sono tornati a usare il motto integralista, ‘Dio, patria e famiglia’, con l’obiettivo di mobilitare gruppi religiosi ultraconservatori e fondamentalisti”, si legge nel documento, che ricorda il precedente degli anni ’30 del ventesimo secolo, quando l’integralismo religioso fu centrale nel creare il cosiddetto “fascismo alla brasiliana” e la base sociale per la successiva dittatura militare. Inoltre, si fa presente l’appoggio di gruppi di ultra-destra e della galassia pentecostale all’attuale presidente Bolsonaro, per quella che viene chiamata “una manipolazione dello Stato e della società”. Prosegue il documento: “La presenza del presidente nelle celebrazioni religiose cattoliche (come al Cristo Redentore, a Rio, e alla messa al santuário di São Miguel Arcanjo, a Bandeirantes, Paraná), per citare alcuni atti recenti, chiarisce l’obiettivo di mobilitare gruppi cattolici a mero scopo elettorale, senza alcun impegno del capo della Nazione per un approccio etico che mostri dei cambiamenti rispetto a un’agenda di governo segnata negli ultimi tre anni da politiche che generano morte, distruzione della Casa comune, precarietà delle politiche sociali e criminalizzazione dei movimenti sociali e delle istituzioni repubblicane. Di fronte all’uso insistente della religione a fini politici, è necessario che le autorità ecclesiastiche prendano posizione contro i leader politici che, alle elezioni di ottobre, utilizzino la religione per fini meramente elettorali”.