In Colombia il sangue ha continuato a scorrere anche a Pasqua, in varie regioni del Paese. Epicentro della violenza il dipartimento orientale dell’Arauca, dove il giorno di Pasqua, nel municipio di Tame, sono state massacrate quattro persone, tra cui due bimbi di 9 e 4 anni. Persone armate hanno aperto il fuoco contro un veicolo nel quale si trovavano nove persone. Si sono registrate polemiche anche perché i corpi delle vittime sono rimasti per ore sull’asfalto, senza che le autorità intervenissero. Secondo l’ong Indepaz, dall’inizio dell’anno si sono verificati 33 massacri e 58 uccisioni di leader sociali (6 solo nell’ultima settimana), oltre a 15 omicidi di ex guerriglieri firmatari dell’accordo di pace.
Rispetto a quanto accaduto a Tame, è intervenuto ieri il vescovo di Arauca, mons. Jaime Cristóbal Abril González. “Ogni morte ci addolora – si legge nella nota -. Ma la morte e le ferite dei bambini, i nostri bambini, che sono totalmente innocenti di questa folle ondata di violenza a cui è stata sottoposta la regione, soprattutto quest’anno, ci hanno ferito ancora di più”.
Il vescovo esprime cordoglio e solidarietà alle famiglie colpite, assicurando la sua preghiera: “Care famiglie, la vostra sofferenza è anche la nostra”. Il presule ha chiesto alle autorità competenti di chiarire tempestivamente l’accaduto e di individuare i responsabili di tale atto terroristico. Rivolgendosi agli attori violenti, ha chiesto loro di rispettare il diritto umanitario internazionale, di escludere la popolazione civile dal conflitto e di esplorare altre strade, a partire dal dialogo, che permetta di raggiungere “soluzioni reali e durature”.
L’intervento di mons. Abril segue di pochi giorni l’intensa Via Crucis celebrata il Venerdì Santo da mons. Luis José Rueda, arcivescovo di Bogotá e presidente della Conferenza episcopale colombiana, durante la quale ha abbracciato idealmente tutto il Paese, chiedendo pace e riconciliazione. Una richiesta rivolta, poco dopo, parlando con i giornalisti, ai candidati alle elezioni presidenziali. L’arcivescovo di Bogotá ha fatto riferimento anche ai gruppi armati che sono stati protagonisti di atti di violenza in zone come Arauca e Chocó: “A tutti coloro che hanno scelto le vie della guerra e della violenza, nel Pacifico colombiano, in Arauca, in tutte le periferie, anche nelle grandi città, vogliamo dire loro che li amiamo, che li perdoniamo e li aspettiamo, che è necessario che facciano un passo verso la vita e verso la pace”.