“Occorre una stupefacente volontà di non credere per supporre che Gesù non è mai esistito o che non abbia detto lui le parole che gli vengono attribuite, tanto esse sono impossibili a inventarsi da nessun altro essere al mondo”. Sono le parole di John Ronald Tolkien, lo scrittore inglese autore della saga de “Il Signore degli anelli”, citate dal card. Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, nell’omelia della celebrazione della Passione del Signore, presieduta dal Papa nella basilica di San Pietro. Dicendo “la Verità si è fatto carne”; ha fatto notare il cardinale, Gesù “toglie all’orgoglio umano ogni pretesto per decidere, lui, cos’è Dio”. L’unica alternativa alla verità del Cristo, aggiungeva Tolkien, è che si tratti di “un caso di demente megalomania e di una frode gigantesca”. “Potrebbe, però, un caso del genere, reggere a venti secoli di accanita critica storica e filosofica e produrre i frutti che ha prodotto?”, si è chiesto Cantalamessa, secondo il quale “oggi si va oltre lo scetticismo di Pilato”: “C’è chi pensa che non si deve neppure porre la domanda ‘Cos’è la verità?’, perché la verità, semplicemente, non esiste! ‘Tutto è relativo, nulla è certo! Pensare diversamente è intollerabile presunzione!’ Non c’è più spazio per ‘le grandi narrazioni sul mondo e sulla realtà’, comprese quelle su Dio e su Cristo”. Ai “fratelli e sorelle atei, agnostici o ancora in ricerca”, il predicatore della Casa Pontificia ha additato le parole di Søeren Kierkegaard, l’iniziatore della corrente filosofica dell’Esistenzialismo: “Si parla tanto di miserie umane; si parla tanto di vite sprecate. Ma sprecata è soltanto la vita di quell’uomo che mai si rese conto, perché non ebbe mai, nel senso più profondo, l’impressione che esiste un Dio e che egli – proprio lui, il suo io – sta davanti a questo Dio”. “Si dice: c’è troppa ingiustizia e troppa sofferenza nel mondo per credere in Dio!”, l’obiezione citata dal cardinale: “È vero, ma pensiamo a quanto più assurdo e intollerabile diventa il male che ci circonda, senza la fede in un trionfo finale della verità e del bene. La Risurrezione di Gesù dai morti che celebreremo fra due giorni è la promessa e la garanzia che quel trionfo ci sarà, perché è già iniziato con lui. Non ‘sprecate’ anche voi la vita! Non uscite da questo mondo come Pilato uscì dal Pretorio, con quella domanda in sospeso: ‘Cos’è la verità?’ È troppo importante. Si tratta di sapere se abbiamo vissuto per qualcosa, oppure invano”.