“Sono arrivati a Knaye da tutti gli altri villaggi della Valle dell’Oronte, Yacoubieh e Gidaideh, per celebrare l’inizio della Settimana Santa. Eravamo in tanti ad agitare le palme, una invocazione di pace che qui manca da 11 anni, ormai”:
così padre Hanna Jallouf, francescano siriano della Custodia di Terra Santa, parroco di Knaye, racconta al Sir l’attesa della Pasqua da parte della piccola comunità cristiana locale, 210 famiglie per poco più di 600 fedeli in totale. “Ci siamo ritrovati tutti dentro il convento di San Giuseppe, qui a Knayeh: dal cortile interno siamo entrati in processione in chiesa dove abbiamo celebrato la Messa meditando il ‘Passio’. Purtroppo a noi cristiani ci viene impedito di celebrare o manifestare la nostra fede all’esterno, quindi le nostre feste sono vissute tutte dentro le mura della parrocchia”.
Sulla vita di questa esigua minoranza cristiana pesa la presenza dei jihadisti filo-qaedisti del fronte Hayat Tahrir al-Sham (al-Nusra) che governano tutta l’area di Idlib, ultima roccaforte dei ribelli anti-Assad. Minacciati da rapimenti e omicidi, privati di case e terreni, i cristiani sono tollerati nel culto sottoposto a rigide restrizioni: “Ci vietano di illuminare e decorare l’esterno della nostra chiesa, i nostri campanili non possono suonare a festa perché non hanno più campane, le hanno fatte tutte rimuovere, così come le croci che sono state abbattute”. Ma non è abbattuta la comunità di padre Hanna e del suo confratello padre Luai Bsharat, perché come ripete spesso il francescano
“anche nella sofferenza viviamo un tempo di grazia. E la Pasqua è un tempo privilegiato”.
Dal Calvario al Sepolcro. “Domenica abbiamo vissuto un anticipo della festa di Pasqua, c’erano anche i nostri bambini felici di poter festeggiare. È stata una meraviglia vedere i loro volti sorridenti” aggiunge padre Hanna. Ieri la comunità si è ritrovata per partecipare ai primi riti del Triduo Pasquale: “abbiamo celebrato la Messa con la lavanda dei piedi e l’Ora Santa tutto di seguito, nel tardo pomeriggio, anche per questioni di sicurezza. Oggi, Venerdì Santo, sarà incentrato intorno all’adorazione della Croce e alla processione del Cristo morto, sempre nel cortile del convento. Dal Calvario al Sepolcro. Domani sera accenderemo il fuoco pasquale, celebreremo la Veglia e la Domenica festeggeremo la Pasqua. Abbiamo invitato anche i nostri fratelli cristiani greco-ortodossi e abbiamo detto loro di preparare le uova da offrire in Chiesa come è loro consuetudine”. La preghiera del religioso è che
“Pasqua possa regalare nuova speranza alla Siria e che questa guerra possa vedere finalmente la fine. Non vediamo spiragli di luce”.
“La popolazione soffre tanto. Qui le strade sono chiuse, non è possibile uscire dalla zona di Idlib. La povertà aumenta ogni giorno di più a causa del carovita. I prezzi dei beni di prima necessità, e non solo, sono triplicati e con essi anche la povertà. I poveri diventano sempre più poveri. Da parte nostra cerchiamo di fare il possibile con quel che abbiamo per venire incontro ai bisogni della gente. Ci affidiamo alla Provvidenza che non ci ha mai abbandonato”.
Ucraina-Siria, unico fronte. La situazione si è fatta ancora più difficile adesso che si combatte in Ucraina: “Molti aiuti vengono destinati per la guerra in Ucraina – spiega il parroco -. Ma dalla Siria stanno partendo anche tanti uomini per combattere in quel fronte. Non bastava la guerra in Siria”. C’è un tempo per piangere e uno per gioire, come si legge nel Qoèlet, sembra voler dire padre Hanna lasciando la sua preghiera per la Pasqua: “Con Papa Francesco preghiamo perché nel mondo trionfi Cristo Risorto, ma soprattutto preghiamo affinché Gesù trovi il cuore degli uomini pronto a riceverlo. Solo così passeremo dalle lacrime di oggi alla gioia di una nuova vita”.