“Ho trovato visi tristi e anch’io sono tornato triste da lì. È una tragedia quello che succede!”: lo racconta mons. Virgil Bercea, vescovo dell’eparchia di Oradea, dopo aver visitato a Sighet il Centro per i rifugiati, allestito in un monastero di suore greco-cattoliche. La casa delle Suore della Madre di Dio a Sighet, nel nord della Romania, al confine con l’Ucraina, è diventata centro di accoglienza dei rifugiati subito dopo lo scoppio della guerra. Finora, sono passate dalle suore 1.200 persone rifugiate, alcune sono rimaste, specialmente mamme con bambini. Per aiutare le suore a gestire la situazione, da due settimane sono venuti seminaristi da Oradea, Blaj e Cluj. Incontrandoli, mons. Bercea ha ricordato loro che la Chiesa “tiene tanto ad aiutare chi è in bisogno, soprattutto queste persone che ora hanno dovuto lasciare le loro case e la patria e scappare dalla guerra”. Il vescovo è stato molto impressionato dalle donne con bambini rifugiate a Sighet e dal loro dolore: “Quasi tutte hanno cominciato a piangere nel vedermi e io ho cercato di passare molto discretamente, per non addolorarle di più”. Nella sua testimonianza rilasciata alla Caritas greco-cattolica di Oradea, mons. Bercea ha apprezzato l’aiuto offerto dai romeni ai rifugiati e ha ricordato che l’aiuto agli ucraini “è per Cristo sofferente”. Nello stesso giorno, la Caritas ha portato ad Apsa in Ucraina un secondo convoglio di due tonnellate di aiuti umanitari: alimenti, prodotti di igiene, calzature e abbigliamento.