“Abbassarsi per servire: è questa l’umiltà”. Lo ha spiegato il card Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, nella quinta e ultima predica di Quaresima, pronunciata in Aula Paolo VI alla presenza del Papa e dei membri della Curia Romana. “Che cosa ha fatto Gesù per dimostrare l’umiltà? Si è abbassato, è disceso: dal momento dell’ incarnazione non ha fatto altro che discendere, fino al punto estremo, quando si è inginocchiato di fronte all’aggressore”, ha esordito il cardinale, secondo il quale serve “una revisione coraggiosa della nostra vita, per vedere se essa è veramente un servizio e se in questo servizio c’è amore e umiltà”. Occorre chiedersi, infatti, “se serviamo i fratelli o se ci serviamo dei fratelli”, ha spiegato Cantalamessa: “Si serve dei fratelli e li strumentalizza colui che magari si fa in quattro pe gli altri, ma cerca solo l’approvazione, il plauso, o la soddisfazione nel sentirsi benefattore”. “Tutto ciò che si fa per compiacere se stesso, è perso”, il monito del porporato: “Questa è la regola del servizio”. Di qui la necessità di considerare “quali sono i servizi che facciamo volentieri e quali sono quelli che cerchiamo di scansare in tutti i modi”. “I servizi più sicuri sono quelli che facciamo quando nessuno, nemmeno chi li riceve, se ne accorge”, ha osservato il cardinale, facendo notare che “allo spirito di servizio si contrappone la brama di dominio, l’imporre agli altri la propria volontà, il proprio modo di vedere quelle cose, l’autoritarismo”. “Gran parte della sofferenza che affligge le famiglie o la società è dovuta a qualche spirito autoritario, dispotico, che col pretesto di servire gli altri li asserve”, il monito di Cantalamessa: “È possibile che questo qualcuno siamo noi”.