“Il Cireneo e Cristo ci insegnano che il più grande valore che possiamo portare nel mondo del lavoro è la solidarietà, quella che unisce persone che sono gravate dalla stessa croce”. Lo ha detto, ieri sera, l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, nella “Via Crucis del lavoro… e della pace”, presieduta dallo stesso presule e curata dall’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, diretto da don Piero Sapienza.
Richiamando la Dottrina sociale della Chiesa, l’arcivescovo ha ricordato che la solidarietà “è un principio sociale che deve ordinare le istituzioni, affinché le strutture di peccato che schiacciano l’umanità siano superate e trasformate da strutture di solidarietà”. “Il nostro impegno – ha osservato – non può fermarsi agli slogan, ma a far sì che a livello strutturale si superino le problematiche: si diffondono attraverso il dialogo e le buone pratiche. Le nostre giuste rivendicazioni, le manifestazioni e i tavoli affinché non chiudano imprese o affinché i contratti di lavoro siano equi, non possono muoversi nella logica dell’interesse di categoria, di appartenenza ideologica o di territorio geografico! Sarebbe la negazione della solidarietà, perché i diritti di chi lavora sono uguali ovunque e per chiunque! E le strutture di peccato che negano i diritti, sono come piante che hanno radici lontane, che affondano nei campi dove spadroneggia il caporalato o nelle piantagioni delle monoculture delle multinazionali. Curare le strutture di solidarietà è il compito di voi politici, dei sindacati, degli economisti! Solo quando ci sarà la solidità di una politica del lavoro e di una politica fiscale, sarà possibile creare quei meccanismi virtuosi che spazzano via il lavoro nero, gli appalti appetibili dalle mafie, i ‘vuoti’ cioè ritardi delle politiche di sviluppo”.
Ma “la solidarietà è una virtù, la volontà ferma e costante di attuare il bene comune”. La virtù “ci qualifica dal punto di vista etico. O si è virtuosi o si è viziosi! Se chi vuole costruire una struttura di solidarietà non coltiva nel suo cuore la virtù di chi ha a cuore il bene comune, di chi ha compassione, non potrà essere un Cireneo, ma sarà in qualche modo colui che lascia i ‘poveri cristi’ soli sotto la croce. Rivediamo con gli occhi del cuore l’incontro fra Simone di Cirene, l’uomo del lavoro, e Gesù Cristo, il figlio del carpentiere. Sia il modello del nostro procedere nella storia uniti. Avete presente il quadro di Pelizza da Volpedo, il ‘Quarto stato’? Io mi immagino che in mezzo a quella folla che avanza c’è Gesù Cristo, che porta la croce insieme al cireneo, e insegna a quegli uomini e a quelle donne a camminare uniti verso la Pasqua di ogni liberazione integrale dell’umanità. Uniti sotto la croce, solidale, incamminati verso il calvario, ma anche verso il giardino dove la pietra sarà rotolata dal sepolcro tre giorni dopo”. E ha concluso: “Con la nostra solidarietà annunciamo la Pasqua, vittoria di Cristo e dell’uomo sul peccato e le strutture che lo consolidano e testimoniamo che la sua forza sta cambiando la storia”.