“L’allargamento dell’emergenza migratoria – pensiamo ai rifugiati dalla martoriata Ucraina – chiede risposte ampie e condivise”. Ne è convinto il Papa, che nel primo discorso in terra maltese, rivolto alle autorità e al Corpo diplomatico, ha fatto riferimento alle conseguenze della guerra in corso sui flussi migratori e ha lanciato un forte monito: “Non possono alcuni Paesi sobbarcarsi l’intero problema nell’indifferenza di altri! E non possono Paesi civili sancire per proprio interesse torbidi accordi con malviventi che schiavizzano le persone. Purtroppo questo succede”. “Il Mediterraneo ha bisogno di corresponsabilità europea, per diventare nuovamente teatro di solidarietà e non essere l’avamposto di un tragico naufragio di civiltà: il Mare Nostrum non può diventare il cimitero più grande dell’Europa”, l’appello di Francesco, che citando l’accoglienza dei cittadini maltesi nei confronti dell’apostolo Paolo ha riaffermato: “L’umanità viene prima di tutto e premia in tutto: lo insegna questo Paese, la cui storia ha beneficiato del disperato arrivo dell’apostolo naufrago. In nome del Vangelo che egli visse e predicò, allarghiamo il cuore e riscopriamo la bellezza di servire i bisognosi. Continuiamo su questa strada”. Da sud “giungono tanti fratelli e sorelle in cerca di speranza”, ha fatto notare il Papa, ringraziando “le autorità e la popolazione per l’accoglienza loro riservata in nome del Vangelo, dell’umanità e del senso di ospitalità tipico dei maltesi”. Secondo l’etimologia fenicia, Malta significa “porto sicuro”, ha ricordato Francesco: “Tuttavia, di fronte al crescente afflusso degli ultimi anni, timori e insicurezze hanno generato scoraggiamento e frustrazione”. “Il fenomeno migratorio non è una circostanza del momento, ma segna la nostra epoca”, la tesi del Papa: “Porta con sé i debiti di ingiustizie passate, di tanto sfruttamento, di cambiamenti climatici, di sventurati conflitti cui si pagano le conseguenze. Dal sud povero e popolato masse di persone si spostano verso il nord più ricco: è un dato di fatto, che non si può respingere con anacronistiche chiusure, perché non vi saranno prosperità e integrazione nell’isolamento”. “Mentre oggi, nei confronti di chi attraversa il Mediterraneo in cerca di salvezza, prevalgono il timore e’ ‘la narrazione dell’invasione’, e l’obiettivo primario sembra essere la tutela ad ogni costo della propria sicurezza, aiutiamoci a non vedere il migrante come una minaccia e a non cedere alla tentazione di innalzare ponti levatoi e di erigere muri”, l’invito di Francesco: “L’altro non è un virus da cui difendersi, ma una persona da accogliere, e l’ideale cristiano inviterà sempre a superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone. Non lasciamo che l’indifferenza spenga il sogno di vivere insieme!”.