La Russia e il Cuore Immacolato della Vergine Maria: un vero e proprio “atto sinodale”

La pace si costruisce quando la violenza non “profana” il santo nome di Dio, quasi fosse una testimonianza a lui dovuta, ma quando il santo nome di Dio viene onorato con la consapevolezza "che non ha creato gli uomini per essere uccisi o per scontrarsi tra di loro e neppure per essere torturati o umiliati nella loro vita e nella loro esistenza

(Foto Vatican Media/SIR)

Papa Francesco, durante la Celebrazione della Penitenza che lui stesso presiederà nella Basilica di San Pietro il 25 marzo alle ore 17, consacrerà la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato della Vergine Maria. Si tratta di un vero e proprio “atto sinodale”: è il popolo di Dio, con il suo “fiuto” spirituale capace di percepire le vie evangeliche che il Signore dischiude alla Chiesa in ogni tempo e momento della storia, a desiderare che il Pontefice mostri al mondo intero – come già fecero i suoi predecessori nel Novecento – colei che Dio non smette di offrire a tutti quale dono e segno di consolazione e di sicura speranza.

Dono e segno vivo e materno, in cui le false consolazioni e le false speranze che stanno alla base di ogni conflitto, di ogni inimicizia, di ogni isolamento e della stessa follia della guerra possano essere riconosciute per quel che veramente sono: morte e distruzione delle persone, del pianeta e del loro comune futuro.

Non è quindi un caso che la contemplazione del Cuore Immacolato della Vergine Maria abbia portato e porti il popolo di Dio ad invocarla come “Regina della pace”, cioè come colei che apre e sostiene cammini creativi di pace dove non solo si fermi la mano di Caino, ma si abbia cura anche di lui. Insieme a santa Maria la pace si costruisce quando la vita umana di tutti, nessuno escluso, è “consacrata” a Dio: quando, cioè, non viene “profanata” dalle “politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uomini”, ma viene custodita “in nome della fratellanza umana che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali”. La pace si costruisce quando la violenza non “profana” il santo nome di Dio, quasi fosse una testimonianza a lui dovuta, ma quando il santo nome di Dio viene onorato con la consapevolezza “che non ha creato gli uomini per essere uccisi o per scontrarsi tra di loro e neppure per essere torturati o umiliati nella loro vita e nella loro esistenza. Infatti Dio, l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente”.

La pace si costruisce quando la “profanazione” della corruzione lascia il posto alla normalità del prendersi cura “degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro paesi; di tutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie; dei deboli, di quanti vivono nella paura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzione alcuna”.

La pace si costruisce quando la “profanazione” del peccato si converte nell’invocare il perdono di Dio: “Perdonaci, Signore, se continuiamo ad uccidere nostro fratello, perdonaci se continuiamo come Caino a togliere le pietre dal nostro campo per uccidere Abele. Perdonaci, se continuiamo a giustificare con la nostra fatica la crudeltà, se con il nostro dolore legittimiamo l’efferatezza dei nostri gesti”.

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