“L’intensificarsi dell’offensiva russa in Ucraina potrebbe sguarnire la nostra regione e comportare una riduzione dell’impegno militare di Mosca nella provincia. Temiamo che questo porti ad un’escalation di violenza da parte dei ribelli di Tharir al-Sham. Questo potrebbe portare a nuovi combattimenti per la nostra regione”. È quanto dichiarato da padre Hanna Jallouf, da Knayeh, uno dei tre villaggi cristiani nella valle dell’Oronte, situato nella regione di Idlib, sotto controllo dei ribelli jihadisti filoturchi e antirussi allineati a Tharir al-Sham, ex miliziani di al-Qaeda. Parlando all’ong Pro Terra Sancta, il francescano ricorda che “a causa del controllo delle milizie dell’islamismo estremista, qui nella provincia di Idlib siamo chiusi come dentro una gabbia. E ci manca tutto. Viviamo sempre nella paura delle ritorsioni da parte dei gruppi al comando. Negli ultimi due anni le milizie filorusse e filoturche si erano contrapposte stabilizzando il fronte, e così si impediva il sorgere di nuovi conflitti a fuoco. Adesso, invece, con la prospettiva del ritiro delle truppe russe, i miliziani estremisti potrebbero cambiare gli equilibri a loro vantaggio, e noi di questo abbiamo paura. Vi chiediamo solo di non dimenticarci!”. Dagli inizi di marzo, i giornali mediorientali ed europei hanno diffuso la notizia per cui la Russia starebbe arruolando migliaia di volontari in Medio Oriente e in Nord Africa per inviarli a combattere sul fronte ucraino. La Siria in particolare offre a Putin numerose opportunità di ingaggio. Stando alle ultime notizie, sarebbero tra i 16.000 e i 20.000 i volontari pronti a partire dalla Repubblica Araba Siriana per sostenere l’avanzata russa in Ucraina. Il reclutamento, gestito direttamente sul suolo siriano da parte di una delle più importanti unità militari al servizio di Assad, la 4a divisione corazzata, prevedrebbe una paga estremamente alta, che arriverebbe a raggiungere $3.000 al mese.