“A Firenze, per la prima volta, 60 vescovi cattolici e 65 sindaci cristiani, musulmani e ebrei, si sono messi insieme e hanno sottoscritto un documento impegnativo, pieno di cose serie e interessanti. Questa convergenza mi sembra la cosa più importante, che viene prima dei singoli contenuti”. Così il vescovo Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, commenta la conferenza “Mediterraneo frontiera di pace” che si è chiusa domenica scorsa nel capoluogo toscano. “Persone diverse, che magari nei contrasti politici e sociali vissuti nel corso della loro attività pubblica si trovano su fronti contrapposti – prosegue il vescovo gesuita – hanno accettato di mescolare le loro firme su un documento riguardante il presente e il futuro della convivenza tra i popoli del Mediterraneo. Fino a pochi decenni fa, una esperienza simile sarebbe stata inimmaginabile”. Riguardo alle possibili ripercussioni dell’invasione militare russa in Ucraina sull’iniziale disgelo in atto tra Turchia e Armenia, il vescovo Bizzeti ritiene che la situazione potrà svilupparsi in direzioni diverse e il futuro appare ancora indecifrabile: “Da un lato il conflitto in corso sul territorio ucraino potrebbe indurre tutti a riconoscere che con i vicini è sempre meglio risolvere le questioni aperte e trovare un accordo”. Nel contempo, c’è sempre il rischio che l’ostentazione del nazionalismo altrui inneschi fenomeni di emulazione e irrigidimento in aree – come il Caucaso – tradizionalmente segnate dagli scontri di matrice etnico-identitaria. Mons. Bizzeti non ha invece esitazioni nel valutare in maniera positiva la scelta della Turchia di chiudere gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli al passaggio di navi da guerra. “Le autorità turche – nota il vicario apostolico dell’Anatolia – hanno applicato la Convenzione di Montreux, un accordo risalente al 1936 secondo il quale in tempo di guerra, se la Turchia è neutrale, può impedire l’accesso nel Mar Nero alle navi da guerra. Quella della Turchia mi sembra una mossa coraggiosa, tenendo conto anche dei grandi interessi economici e strategici che si muovono intorno al transito di navi in entrata e in uscita dal Mar Nero”.