(da Firenze) “L’urgente sfida della povertà, delle diverse povertà, è banco di prova del Mediterraneo, dei suoi abitanti e dei suoi migranti, delle sue comunità e delle sue città, dei suoi uomini e delle sue donne, degli adulti, dei giovani e dei bambini”. Lo ha detto Giuseppe Argiolas, rettore dell’Istituto Universitario Sophia, introducendo la terza giornata dell’incontro tra i vescovi nel Convengo di Santa Maria Novella, sul tema dei dovei delle comunità religiose nella città. “Quella nostra, quella del Mediterraneo, come ogni autentica sfida globale, richiede di essere affrontata localmente, con intelligenza e consapevolezza, con lo sguardo spalancato sull’orizzonte dell’umanità intera”, la tesi del relatore, che ha auspicato “un patto educativo globale che metta al centro l’umana fratellanza e faccia, del dialogo fra tutti il metodo per avanzare”. “Tra i diversi aspetti che la pandemia ha fatto esplodere in tutta la sua gravità, non possiamo ignorare una povertà di natura strutturale: una povertà materiale, relazionale, esistenziale, culturale”, ha detto Argiolas, auspicando un “patto di fraternità” che metta al centro il tema dell’educazione, come “comun denominatore delle diverse declinazioni del patto: dimensione antropologica, comunicativa, culturale, economica, politica, generazionale, interreligiosa, pedagogica e sociale, tutte richiedono uno sforzo educativo importante e continuo”.