Settimana Sociale: l’esperienza del circle, palestra di umanità e sinodalità

La 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia appena conclusa costituisce un importante punto di svolta per tutto il mondo cattolico e ha avviato processi di riflessione e dialogo per promuovere dinamiche di partecipazione attiva politica e sociale. Tale fine è stato raggiunto grazie alla costituzione di circles, piccoli gruppi di circa 20 persone, composti prevalentemente da delegati diocesani e da ospiti rappresentanti delle buone pratiche. Ogni circle, successivamente suddiviso ulteriormente in terne (gruppi di tre persone), aveva un obiettivo specifico per ciascuna giornata di lavoro

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

La 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia appena conclusa costituisce un importante punto di svolta per tutto il mondo cattolico e ha avviato processi di riflessione e dialogo per promuovere dinamiche di partecipazione attiva politica e sociale. Tale fine è stato raggiunto grazie alla costituzione di circles, piccoli gruppi di circa 20 persone, composti prevalentemente da delegati diocesani e da ospiti rappresentanti delle buone pratiche. Ogni circle, successivamente suddiviso ulteriormente in terne (gruppi di tre persone), aveva un obiettivo specifico per ciascuna giornata di lavoro. Giovedì 4 luglio – prima giornata – si è cercato di favorire una conoscenza iniziale fra i delegati e individuare una sfida da affrontare insieme. Venerdì 5 luglio – seconda giornata – sono state elaborate due raccomandazioni per la costruzione di bene comune nel sociale e nel politico. Sabato 6 luglio – terza giornata – i laboratori si sono conclusi con la condivisione di proposte concrete, dedicando uno spazio di confronto sull’esperienza di lavoro fatta insieme.

Ciascun circle è stato coordinato da giovani facilitatori, a cui è stato affidato l’incarico, spesso non facile, di illustrare le fasi dei lavori e scandirne i tempi, oltre che spiegare l’uso del nuovo strumento della web app, elaborato per semplificare il processo di sintesi. Questo compito è stato assolto in maniera eccellente, con ironia e grande spirito di adattamento, senza tralasciare il contatto umano o trascurare il principio fondamentale della centralità dell’uomo. Da giovane delegata diocesana, coinvolta nel coordinamento di un circle, potrei definire questa intensa ed emozionante esperienza come una vera e propria palestra di umanità e sinodalità, attraverso la quale ho avuto l’opportunità di incrociare sguardi nuovi, conoscere storie, scambiare opinioni, ascoltare la voce e le testimonianze di tanti altri delegati che, come me, hanno condiviso le realtà dei diversi territori in cui vivono o in cui si trovano ad operare.

La suddivisione in circle e poi in terne, ha favorito un confronto intergenerazionale sui temi di giustizia, legalità, sanità e cura dei soggetti più deboli, immigrazione e accoglienza, mafia e corruzione, spopolamento e isolamento delle aree interne, costituzione e diritti. Tutti i partecipanti hanno sottolineato una forte emergenza educativa, avanzando proposte efficaci e concrete, al fine di incoraggiare l’attivazione di reti sociali e di un impegno responsabile e collettivo, nonché di avviare processi di incontro e relazione con le giovani generazioni per rilanciare le politiche territoriali, favorendo l’ascolto di tutti, a partire soprattutto dalle situazioni di fragilità e marginalità, e applicando i principi della dottrina sociale della Chiesa, in modo da attuare un’amministrazione della giustizia in chiave democratica. Trieste ha sicuramente rappresentato una sorta di “defibrillatore delle coscienze”, invitandoci a resistere, a continuare a desiderare, a guardare al futuro con speranza e a sognare nonostante le difficoltà, per poter passare, come ha affermato Papa Francesco durante l’incontro con i congressisti domenica 7 luglio, da un “cuore ferito” a un “cuore risanato”, tenendo sempre presente che “avviare processi è più saggio di occupare spazi”.

(*) diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa

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